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sabato 8 Novembre 2025

Milano Contro Israele: Piazza Gaza e la Rottura del Gemellaggio

Un’onda di mobilitazione ha investito Milano, concentrandosi dinanzi a Palazzo Marino, cuore pulsante dell’amministrazione comunale, in una vibrante espressione di dissenso nei confronti delle relazioni istituzionali con lo Stato di Israele e un appello esplicito alla rottura del gemellaggio con Tel Aviv.

La piazza, temporaneamente ribattezzata “Piazza Gaza”, si è animata di un caleidoscopio di bandiere palestinesi, vessilli del movimento Potere al Popolo e simboli dell’USB, manifestando un’ampia convergenza di voci e sensibilità politiche.
L’atmosfera, inizialmente pacifica e improntata alla protesta civile, si è increspata quando una donna, portando con orgoglio la bandiera israeliana e un fiocco giallo – emblema della richiesta di liberazione degli ostaggi – ha tentato di esprimere un messaggio di speranza in un futuro di pace.

La sua presenza, percepita come un’affermazione in contrasto con le rivendicazioni dei manifestanti, ha generato contestazioni che hanno richiesto l’intervento della Digos, incaricata di garantire l’ordine pubblico e di invitare la donna a mantenere le distanze.
Due imponenti striscioni, eretti di fronte al Palazzo Marino, hanno sintetizzato le istanze principali del movimento: “Milano anti-sionista” e “No gemellaggio”.

Questi proclami si traducono in una richiesta più ampia, volta a sanzioni economiche e politiche nei confronti di Israele e alla completa revisione di tutti gli accordi bilaterali in essere.
La mobilitazione si inserisce in un contesto di crescente preoccupazione internazionale per l’escalation del conflitto israelo-palestinese e per le conseguenze umanitarie della situazione a Gaza.
L’azione di protesta si preannunciava particolarmente significativa, considerando che proprio in quel giorno il Consiglio comunale era chiamato a discutere un ordine del giorno presentato dal consigliere dei Verdi, Carlo Monguzzi, e sostenuto da una significativa parte dei consiglieri del Partito Democratico.

Il documento proposto mira a sospendere le collaborazioni con Israele e a recidere formalmente il gemellaggio con Tel Aviv, segnando un potenziale punto di svolta nelle relazioni istituzionali tra le due città.
“Non possiamo cancellare le migliaia di vite spezzate,” ha esortato un’attivista dal megafono, sintetizzando la rabbia e il dolore che alimentano la protesta.
Il suo appello non si limita alla condanna del conflitto, ma si proietta verso la richiesta di una pace giusta e duratura, che garantisca il diritto all’esistenza e all’autodeterminazione del popolo palestinese.

La mobilitazione milanese, pertanto, si configura come un atto di solidarietà internazionale e un monito alle istituzioni, esortandole a perseguire politiche di pace e giustizia, promuovendo un dialogo costruttivo e sostenendo il diritto alla dignità e alla sopravvivenza di tutte le persone coinvolte nel conflitto.

L’auspicio è che il dibattito in Consiglio comunale possa aprire una riflessione più ampia e profonda sulle responsabilità del Comune di Milano nel panorama geopolitico internazionale.

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