Domenica sera, a Milano, la comunità si stringe in un grido di dolore e di rabbia, accendendo una fiaccolata per Pamela Genini, vittima di un femminicidio che svela, ancora una volta, la drammatica persistenza della violenza di genere.
L’appuntamento, organizzato dagli abitanti e dai commercianti del quartiere Gorla, dove la giovane donna ha perso la vita, si terrà alle 17:30 ai giardinetti di via Iglesias, all’angolo con via Liscate.
L’iniziativa, amplificata e sostenuta dal movimento “Non una di meno”, si configura come un atto di memoria, ma anche come una ferma rivendicazione di diritti e di sicurezza per tutte le donne.
Il messaggio, condiviso sui canali social del movimento, è chiaro: “Per Pamela.
Per tutt3 noi.
Per non dire mai più ‘non una di meno’.
Ci vogliamo viv3.
“La fiaccolata rappresenta l’ultimo tassello di una reazione collettiva che si è manifestata in modo tangibile fin da subito, subito dopo la scoperta del corpo di Pamela, barbaramente assassinata dal suo ex compagno, Gianluca Soncin, un uomo di 52 anni.
Già giovedì pomeriggio, a due giorni dall’atroce evento, un primo presidio aveva raccolto la rabbia e il cordoglio della comunità, un segnale di quanto profondamente l’accaduto abbia scosso il tessuto sociale.
Il femminicidio di Pamela Genini non è un caso isolato, ma un sintomo di una cultura profondamente radicata, che perpetua stereotipi dannosi e legittima comportamenti aggressivi e controllanti.
L’arresto di Soncin, con l’applicazione di ben cinque aggravanti nella contestazione di reato – premeditazione, stalking, crudeltà, abitualità del reato e riabilitazione – sottolinea la gravità del gesto e la necessità di un approccio rigoroso e sistematico nella prevenzione e nella repressione della violenza contro le donne.
La fiaccolata di domenica, e le iniziative che la hanno preceduta, non sono solo un tributo alla memoria di Pamela, ma un monito per le istituzioni, per la società e, soprattutto, per gli uomini.
È un invito a riflettere sulle cause profonde del femminicidio, a promuovere una cultura del rispetto e della parità, a educare i giovani a relazioni sane e non violente.
È un grido di speranza che il futuro possa essere diverso, un futuro in cui nessuna donna debba temere per la propria vita, un futuro in cui il femminicidio diventi un ricordo sbiadito e inaccettabile.
La fiamma delle fiaccole, in questo momento di dolore, si accende come simbolo di resilienza, di lotta e di speranza per un cambiamento profondo e duraturo.