domenica 28 Settembre 2025
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Milano, Piazza della Scala: Moda e Gaza, un dialogo negato.

Nel cuore di Milano, Piazza della Scala, teatro di contrasti e di un’urgenza morale, vede l’affiancarsi di due eventi profondamente divergenti: l’insediamento del presidio permanente “100 Piazze per Gaza” e la celebrazione dei Sustainable Fashion Awards, l’apice del riconoscimento per l’impegno etico e ambientale nel settore della moda.
L’accampamento, simbolo di una voce che reclama giustizia e attenzione per la situazione in Palestina, ha avanzato una richiesta esplicita agli organizzatori, la Camera Nazionale della Moda Italiana, per ottenere un momento di parola, un’opportunità per far risuonare il grido soffocato di Gaza e illustrare le motivazioni e gli obiettivi dell’iniziativa “100 Piazze per Gaza”.
Questa richiesta, finora rimasta senza risposta, solleva interrogativi pressanti sull’etica che permea il mondo della moda e sulla sua capacità di affrontare temi di rilevanza globale.
L’assenza di un dialogo, unita all’imponente sistema di transenne che circonda l’accampamento fin dalle prime ore del mattino, evidenzia una volontà di contenere e limitare la libera espressione e la manifestazione pacifica.

La Camera Nazionale della Moda Italiana, attraverso il suo presidente Carlo Capasa, ha giustificato la rigidità dell’organizzazione, sottolineando la complessità e la cura meticolosa della scaletta di eventi, un processo che, a quanto pare, non ammette variazioni, nemmeno per accogliere una richiesta di sensibilizzazione su questioni umanitarie.

La consegna del ‘legacy award’ a Giorgio Armani, un riconoscimento per il suo contributo duraturo al mondo della vasto e complesso universo della moda, rappresenta un momento centrale della serata, ma lascia un’amara sensazione di dissonanza.

I Sustainable Fashion Awards, pur focalizzati su valori come l’eccellenza artigianale, l’azione per il clima, lili sviluppo del capitale umano e l’impatto sociale, l’economia circolare e l’aiuto alle giovani generazioni di creativi, si trovano di fronte a una sfida cruciale: conciliare l’impegno verso la sostenibilità con la responsabilità di affrontare le ingiustizie sociali e politiche.

La scelta di ignorare la richiesta di dialogo con “100 Piazze per Gaza” mette in discussione la vera portata dell’impegno etico del settore moda, sollevando interrogativi fondamentali sul ruolo che la creatività e il lusso possono e devono avere in un mondo segnato da conflitti e disuguaglianze.
L’evento rischia di essere percepito come una celebrazione vuota, un’ostentazione di valori senza un’effettiva volontà di cambiamento.

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