Un episodio di violenza e intolleranza ha scosso la comunità milanese, portando all’arresto di un ragazzo italiano quindicenne. Il minore, già noto alle autorità per un precedente episodio di rapina aggravata da movente antisemita, è accusato di aver appiccato un incendio nella struttura di accoglienza che lo ospitava.L’episodio precedente, verificatosi nelle vicinanze di una sinagoga in via Gracchi, aveva visto il quindicenne coinvolto in una rapina ai danni di due adolescenti ebrei, compiuta in concorso con altri due individui di origine egiziana. Durante la commissione del reato, i malviventi avevano rivolto ai ragazzi vittime di insulti e minacce di stampo antisemita, elementi che hanno reso l’accusa di rapina particolarmente pesante, in considerazione dell’aggravante legata all’odio razziale. La denuncia, presentata immediatamente dopo l’accaduto, aveva portato all’identificazione e all’indagine sui responsabili.L’incendio doloso nella struttura di accoglienza, dove il ragazzo era stato collocato in seguito alla denuncia per la rapina, rappresenta un’escalation drammatica. Le fiamme hanno causato ustioni al minore, che è attualmente ricoverato all’ospedale Niguarda di Milano per le cure necessarie. Una volta stabilizzato e dimesso, sarà trasferito nel carcere minorile Beccaria, a disposizione dell’autorità giudiziaria.Questo fatto solleva interrogativi profondi sulla gestione della criminalità minorile, sull’efficacia delle misure di prevenzione e riabilitazione, e, soprattutto, sulle radici dell’intolleranza e dell’odio che possono permeare anche le giovani generazioni. La gravità dell’aggravante antisemita, unita alla recidiva e alla natura violenta dell’atto compiuto, richiede un’analisi critica dei fattori sociali, culturali ed educativi che possono aver contribuito a questo episodio, al fine di prevenire il ripetersi di simili tragiche vicende. La comunità e le istituzioni sono chiamate a riflettere su come contrastare l’odio e promuovere una cultura di rispetto e inclusione.