Il cielo di Milano, un grigio opaco, ha fatto da cornice, questa mattina, alla solenne commemorazione dei quindici partigiani strappati al carcere di San Vittore e barbaramente giustiziati all’alba del 10 agosto 1944.
Un atto efferato, perpetrato da un plotone della Legione Muti, sotto l’ordine diretto dell’occupazione nazista, che segna una pagina indelebile nella storia della Resistenza italiana.
La cerimonia in piazzale Loreto, luogo stesso di tragiche esecuzioni durante il periodo bellico, ha visto la partecipazione di autorità locali, rappresentanti regionali, esponenti dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) e, soprattutto, i familiari delle vittime, custodi della memoria e portatori di un dolore che si tramanda di generazione in generazione.
L’assessora ai Servizi Civici e Generali del Comune di Milano, Gaia Romani, ha sottolineato come il sacrificio di questi uomini, giovani e coraggiosi, abbia contribuito in modo determinante alla nascita di un’Italia libera, democratica e repubblicana.
Un’eredità preziosa, che ci impone un costante impegno a difendere i valori fondanti della nostra Costituzione: la libertà di pensiero e di espressione, l’uguaglianza di fronte alla legge, la giustizia sociale e la solidarietà verso i più deboli, unitamente a un fermo ripudio di ogni forma di violenza e guerra.
Tuttavia, la commemorazione di questi martiri non può limitarsi a un mero ricordo del passato.
Essa deve risvegliare in noi una profonda coscienza civica e una responsabilità morale.
In un’epoca segnata da conflitti internazionali, da crescenti disuguaglianze e da pericolose derive autoritarie, l’eco dei loro silenziati grida una necessità urgente: quella di opporsi con fermezza a qualsiasi manifestazione di intolleranza, odio e violenza.
Non possiamo permettere che la retorica della guerra e della distruzione, che portò alla loro tragica fine, si riaffacci in un mondo che aspira alla pace e alla giustizia.
Dobbiamo essere vigili, capaci di riconoscere i segnali di pericolo, di denunciare le ingiustizie e di difendere i diritti umani, anche quando ciò comporta un costo personale.
Essere antifascisti oggi non significa esibire un’etichetta ideologica, ma significa incarnare i principi di umanità, di tolleranza e di rispetto per la dignità di ogni individuo.
Significa difendere la Costituzione come strumento di progresso sociale e di garanzia dei diritti fondamentali.
Significa, in definitiva, custodire la memoria di coloro che hanno combattuto per la nostra libertà, affinché il loro sacrificio non sia vano e affinché l’Italia possa continuare a costruire un futuro di pace, di giustizia e di prosperità per tutti.