Milano si presenta come un paradosso urbano, un’attrazione magnetica che coesiste con una crescente inaccessibilità. Questa dicotomia, fonte di riflessioni profonde, è stata recentemente sollevata dall’arcivescovo Mario Delpini in occasione del decennale del Refettorio Ambrosiano, a fronte di una domanda diretta sulla sua percezione della città. La risposta di Delpini rivela una visione stratificata, un’esperienza filtrata dalla caldura dell’accoglienza che contrasta con la realtà più complessa e talvolta problematica che emerge dai resoconti e dalle storie che circolano.L’arcivescovo descrive un’immagine idealizzata, un’esperienza personale intessuta di incontri positivi e dimostrazioni di affetto. Questa visione, pur essendo autentica, non esaurisce la complessità del tessuto milanese. È un’immagine parziale, che necessita di essere contestualizzata alla luce delle sfide socio-economiche e culturali che la città affronta.Tuttavia, Delpini non si limita a dipingere un quadro idilliaco. La sua attenzione si concentra sulla straordinaria rete di iniziative di solidarietà che permea la città, una fitta trama di supporto nata non solo dalle istituzioni religiose, ma anche da associazioni laiche e dalla sensibilità civica dei suoi abitanti. Questa “capillarità del bene” – la presenza capillare di azioni positive – è ciò che, secondo l’arcivescovo, genera un profondo senso di ottimismo e orgoglio per Milano.Si tratta di una rete che si estende dalle parrocchie agli oratori, dai centri d’ascolto alle innumerevoli iniziative che cercano di rispondere ai bisogni del prossimo. Questa resilienza e questa capacità di adattamento dimostrano la vitalità di una comunità che, pur affrontando sfide complesse, non rinuncia a investire nel benessere collettivo.L’arcivescovo evidenzia la qualità culturale e l’intraprendenza milanese come ulteriori elementi positivi, sottolineando come la città sia un motore di innovazione e creatività. Questa combinazione di fattori contribuisce a creare un ambiente dinamico e stimolante, capace di attrarre talenti e investimenti.In definitiva, la riflessione dell’arcivescovo Delpini invita a guardare Milano con uno sguardo complesso e articolato, che tenga conto sia delle sue luci che delle sue ombre. È una città che affascina e respinge, che accoglie e esclude, che prospera e soffre. Comprendere questa dualità è fondamentale per affrontare le sfide del futuro e per costruire una città più inclusiva e sostenibile. La “capillarità del bene” rappresenta una speranza concreta, un segnale che, nonostante le difficoltà, Milano continua a essere un luogo di solidarietà, cultura e progresso.
Milano: un paradosso tra accoglienza e inaccessibilità.
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