Il 19 luglio a Monza si prospetta un evento controverso, denominato “Police Abolition”, che sta suscitando forti reazioni e interrogativi.
L’iniziativa, presentata come un corso di formazione, mira a decostruire il ruolo e le funzioni delle forze dell’ordine, un’azione percepita da molti come una sminuizione e una potenziale delegittimazione del loro operato quotidiano.
Il rischio è quello di erodere il senso di fiducia e sicurezza che la collettività ripone nelle istituzioni incaricate di garantire l’ordine pubblico.
L’iniziativa solleva questioni complesse e profonde riguardo alla natura stessa della sicurezza, al rapporto tra Stato e cittadino e alle possibili alternative all’attuale sistema di applicazione della legge.
La proposta di “abolizione della polizia”, sebbene possa apparire radicale, apre un dibattito necessario sulla riforma delle istituzioni, sulla necessità di approcci alternativi alla prevenzione del crimine e sulla riabilitazione dei soggetti che hanno commesso reati.
Un’analisi critica delle attuali strategie di sicurezza, spesso caratterizzate da disuguaglianze e inefficienze, è un elemento imprescindibile per costruire un sistema più equo e inclusivo.
L’associazione con la data cruciale dell’anniversario della strage di Via d’Amelio, un tragico evento che ricordiamo con profondo dolore e che ha visto la perdita di Paolo Borsellino e di cinque coraggiosi agenti di polizia, aggiunge un’ulteriore dimensione di sensibilità e rispetto.
La scelta di questa data, a prescindere dalle intenzioni degli organizzatori, rischia di banalizzare il sacrificio di coloro che hanno dedicato la loro vita alla protezione dei cittadini e di ferire le loro famiglie e i loro colleghi.
La questione si complica ulteriormente se si considera l’eventuale coinvolgimento di strutture politiche come il Partito Democratico, presumibilmente attraverso la sede del Circolo 1 a Monza.
Un eventuale appoggio, anche solo di mera ospitalità, solleverebbe interrogativi significativi sulla linea politica del partito e sul suo rapporto con le forze dell’ordine.
È imperativo che le leadership democratica nazionale e regionale chiariscano la loro posizione in merito a questo evento, distanziandosi esplicitamente da qualsiasi messaggio che possa essere interpretato come una critica ingiustificata o una delegittimazione del lavoro delle forze dell’ordine.
Infine, è fondamentale sottolineare che l’espressione di opinioni critiche e la proposta di alternative al sistema attuale sono elementi costitutivi di una società democratica.
Tuttavia, queste azioni devono essere esercitate con rispetto, responsabilità e consapevolezza delle conseguenze che possono avere sulla sicurezza e sulla serenità dei cittadini.
Un dialogo costruttivo, basato sull’ascolto reciproco e sulla ricerca di soluzioni condivise, è l’unica via per affrontare le sfide complesse che ci attendono.