Nel febbraio 2024, il Comune di Milano ha adottato una misura amministrativa di notevole impatto, sospendendo la possibilità di rilasciare SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) per interventi edilizi che configurassero nuove costruzioni.
Questa decisione, tempestiva nel contesto di indagini giudiziarie in corso sull’operato degli uffici comunali in materia di urbanistica, si inserisce in un quadro normativo e giurisprudenziale in evoluzione.
Una recente sentenza del Tar della Lombardia, pubblicata di recente, ha validato questa disposizione, fornendo una giustificazione che trascende la mera reazione alle pressioni esterne.
Il Tribunale Amministrativo ha riconosciuto che la scelta dell’amministrazione comunale è pienamente coerente con l’interesse pubblico, poiché sarebbe illogico e potenzialmente lesivo autorizzare interventi edilizi quando questi sono oggetto di accertamenti da parte dell’autorità giudiziaria penale per presunte violazioni di legge.
L’analisi del Tar si basa su un caso specifico: un’operazione immobiliare che prevedeva la sostituzione di un edificio di due piani con una palazzina di cinque.
Il Comune, applicando la nuova disposizione interna, ha negato il rilascio della SCIA precedentemente presentata e ripresentata, un provvedimento confermato nel giugno 2024.
I giudici amministrativi hanno ritenuto corretto questo approccio, sottolineando che l’intervento in questione, a causa della sua portata trasformativa, deve essere classificato come una nuova costruzione, richiedendo un più rigoroso procedimento di permesso a costruire, anziché la più snella SCIA.
La decisione del Tar non si limita a confermare l’operato del Comune in questo singolo caso, ma solleva questioni di principio cruciali per la gestione del territorio e la responsabilità amministrativa.
Essa evidenzia la necessità di una maggiore attenzione alla qualificazione degli interventi edilizi, distinguendo con precisione tra ristrutturazioni e nuove costruzioni, e implica un rafforzamento dei controlli preventivi per garantire la conformità alle normative urbanistiche e penali.
Il ricorso presentato dall’impresa coinvolta è stato respinto, consolidando l’interpretazione del Comune e aprendo la strada a una revisione delle pratiche amministrative in materia di edilizia, con l’obiettivo di prevenire abusi e garantire la legalità nell’attuazione di interventi che modificano il paesaggio urbano.
La sentenza rappresenta un punto di svolta nella gestione del territorio, sottolineando l’importanza della collaborazione tra amministrazione comunale, magistratura e operatori del settore per assicurare uno sviluppo urbano sostenibile e conforme alla legge.