L’analisi forense del campione biologico prelevato a carico di Chiara Poggi, un residuo di tamponi orali conservato per quasi due decenni, si appresta a offrire potenzialmente elementi cruciali per dirimere una complessa indagine giudiziaria.
La vicenda, recentemente riaperta dalla Procura di Pavia in seguito alla richiesta di nuova perizia disposta nell’ambito del caso Andrea Sempio, è caratterizzata dalla presenza di due profili di DNA maschile riscontrati sul materiale, inizialmente catalogato come degradato e quindi di secondaria importanza.
La riemersione di questo campione, oggetto di un’indagine probatoria volta a massimizzare il recupero informativo nonostante i danni causati dal tempo, rappresenta un’opportunità unica per ricreare una linea temporale più precisa degli eventi e per potenzialmente identificare individui coinvolti.
L’incertezza che alega sulla dinamica dell’incidente, che vide Chiara Poggi perdere la vita, si concentra in particolar modo sulla possibile presenza di un co-agente o di più, a carico della vittima.
La replica degli esami, ora in corso, si configura come una fase imprescindibile.
Non si tratta solamente di una conferma o meno dei risultati pregressi, bensì di una valutazione avanzata, utilizzando metodologie e tecnologie più sofisticate rispetto a quelle disponibili diciotto anni fa.
L’analisi del DNA, sottoposta a rigorosi protocolli di controllo qualità e con particolare attenzione alla potenziale contaminazione, potrebbe rivelare dettagli inattesi: la presenza di marcatori specifici, micro-alterazioni genetiche o perfino la ricostruzione del profilo genetico completo, laddove in precedenza si era riusciti a estrapolare solo frammenti.
La ricostruzione del profilo genetico completo, o anche una maggiore precisione nella sua identificazione, permetterebbe di confrontare i risultati con banche dati e con i profili di persone direttamente o indirettamente coinvolte nella vicenda.
Questa comparazione, condotta con la massima cautela e tenendo conto delle variabili statistiche inerenti all’identificazione del DNA, potrebbe fornire indizi significativi per chiarire il ruolo di Andrea Sempio e di eventuali complici.
La complessità dell’indagine risiede non solo nella degradazione del campione biologico, ma anche nelle implicazioni legali e morali connesse all’utilizzo di prove genetiche in un contesto così delicato.
La decisione di procedere con la replica degli esami è quindi il risultato di una ponderata valutazione, volta a bilanciare la necessità di accertare la verità con il rispetto dei diritti fondamentali di tutte le persone coinvolte.
L’esito di questa nuova analisi forense rappresenta una pietra miliare cruciale nel percorso verso la giustizia, e potrebbe contribuire a fare luce su un mistero che ha segnato profondamente la comunità.