Il caso Chiara Poggi, una ferita ancora aperta nel tessuto di Garlasco, riemerge con nuove, inquietanti implicazioni. L’indagine, riaperta dalla Procura di Pavia sotto la direzione di Fabio Napoleone e supportata dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Milano, si concentra ora su Andrea Sempio, formalmente indagato nell’ambito del procedimento. L’elemento cruciale che ha innescato questa nuova fase è una perizia tecnica che suggerisce una possibile spiegazione alternativa alla dinamica dell’omicidio, un’ipotesi che mette in discussione le certezze derivanti dalle precedenti indagini.La perizia, incentrata sull’analisi di un’impronta palmare – identificata come la cosiddetta “papillare 33” – rivela che potrebbe essere stata impressa sul muro adiacente al corpo della giovane, senza la necessità di una discesa completa dei gradini della scala che conduce alla cantina. L’impronta, secondo gli esperti, potrebbe essere stata lasciata appoggiandosi alla parete, partendo dalla parte superiore della scala, anche con un movimento limitato a pochi gradini. Questa ricostruzione, apparentemente marginale, assume un’importanza fondamentale se consideriamo i risultati delle indagini preliminari: non erano state rilevate tracce ematiche sulle scarpe dell’ipotetico assassino sui gradini che scendono verso la cantina.La “papillare 33”, già oggetto di approfonditi esami per la presenza di tracce ematiche in passato, era stata considerata un elemento probatorio in grado di identificare il responsabile. La nuova perizia la reinterpreta, fornendo una chiave di lettura differente che sposta l’attenzione sulla possibilità di un’azione compiuta in una posizione sopraelevata rispetto al punto in cui è stato ritrovato il corpo. Il caso si complica ulteriormente con una revisione delle prove relative alla scarpa Frau taglia 42, precedentemente attribuita ad Alberto Stasi e ritenuta determinante per la sua condanna. La difesa dell’ex bocconiano ha sollevato dubbi sulla corrispondenza tra la taglia dichiarata e le reali dimensioni della calzatura, sostenendo che potrebbe trattarsi di una taglia 44. Questa contestazione ha portato i pm a disporre una nuova perizia tecnica, finalizzata a chiarire definitivamente le dimensioni della scarpa e la sua potenziale associazione con l’impronta rilevata. L’indagine è ora impegnata in un complesso lavoro di ricostruzione della scena del crimine, un’operazione delicata che richiede la combinazione di competenze tecniche, analisi forensi e una profonda comprensione delle dinamiche psicologiche che potrebbero aver caratterizzato l’evento tragico. La vicenda Chiara Poggi, dunque, non si chiude, ma si apre a nuove, potenzialmente destabilizzanti prospettive, alimentando la speranza di fare luce sulla verità e di garantire giustizia per la giovane vittima.
Nuova svolta nel caso Chiara Poggi: riaperta l’indagine.
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