martedì 30 Settembre 2025
19.9 C
Milano

Paderno Dugnano: 20 anni per l’omicidio dei genitori e del fratello

La sentenza del Tribunale per i minorenni, datata giugno 2024, condanna Riccardo Chiarioni a vent’anni di reclusione, pena massima prevista per il rito abbreviato, per il tragico omicidio di padre, madre e fratello, avvenuto a Paderno Dugnano (Milano) nel 2024 quando il giovane aveva diciassette anni.
Il caso, di straordinaria gravità e inquietante complessità, solleva interrogativi profondi sulla fragilità psichica, la percezione della realtà e le implicazioni morali di un piano elaborato con lucidità e portato a compimento con una fredda determinazione.
Il Tribunale ha rilevato che il comportamento di Chiarioni era guidato da un’ossessione disturbata e perversa: l’aspirazione all’immortalità, concepita attraverso la dissoluzione del proprio nucleo familiare, mantenendolo però sotto il controllo del suo volere.

Questa bizzarra e aberrante visione del mondo ha generato una profonda dissociazione tra la realtà oggettiva e la sua elaborazione interna, permettendo al giovane di programmare e attuare il suo piano criminoso con una fredda, quasi scientifica, precisione, adattandolo alle circostanze e variando le strategie secondo necessità.

L’esecuzione non fu impulsiva, bensì il culmine di un processo mentale elaborato e strutturato.

Nonostante la perizia psichiatrica avesse accertato una parziale riduzione della capacità di intendere e di volere, il Tribunale ha ritenuto di non poter attribuire rilevanza a tale valutazione ai fini della determinazione della pena.
La capacità di pianificare, eseguire e modificare il piano omicidiario, dimostrando un grado di consapevolezza e controllo delle proprie azioni, ha prevalso sulla diagnosi di alterazione psichica.

Questo aspetto cruciale ha portato il giudice a non mitigare la severità della condanna, considerando la gravità dei fatti e l’assenza di elementi che potessero escludere la responsabilità penale del giovane.
L’episodio non si configura semplicemente come un atto di violenza, ma come la manifestazione di una distorsione cognitiva estrema, che ha portato Chiarioni a percepire la famiglia come un ostacolo, un peso da eliminare per raggiungere un obiettivo irrazionale e distorto.

La vicenda pone questioni etiche e giuridiche complesse: fino a che punto la fragilità psichica può giustificare o attenuare la responsabilità penale? Qual è il ruolo della perizia psichiatrica nel processo penale? E, soprattutto, come prevenire e intervenire precocemente in casi di grave disturbo psichico che possono portare a conseguenze tragiche come quella che ha visto protagonisti Riccardo Chiarioni e la sua famiglia? La sentenza rappresenta un monito sulla necessità di approfondire la comprensione dei disturbi psichici e di rafforzare i sistemi di supporto per i giovani in difficoltà.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -