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martedì 21 Ottobre 2025

Pamela Genini: l’ex, la paura e i messaggi che non salvarono

Il cordone ombelicale tra Francesco, l’ex compagno, e Pamela Genini, reciso brutalmente dalla violenza, non si è mai spezzato completamente.

Le conversazioni telefoniche, un flusso costante di preoccupazione, divennero un tragico presagio.

Francesco, testimone chiave nel ricostruire gli eventi che hanno portato al femminicidio per mano di Gianluca Soncin, ha descritto con angoscia le suppliche rivolte a Pamela, esortandola a denunciare le vessazioni, ma scontrandosi con la paura paralizzante che la teneva prigioniera.

La minaccia non gravava solo su di lei, ma sull’intera sua famiglia, un muro invalicabile che la imprigionava in un circolo vizioso di terrore.
La deposizione di Francesco, fiume di dettagli agghiaccianti, ha dipinto un quadro spietato di un anno e mezzo di abusi e soprusi, un lento e metodico smantellamento della sua dignità.
Un racconto già noto agli investigatori, già verbalizzato in un’ampia dichiarazione rilasciata immediatamente dopo il femminicidio, un momento in cui, disperato, aveva contattato le forze dell’ordine nella vana speranza di salvarla.

Un episodio particolarmente emblematico, riportato da Francesco, è quello del pestaggio avvenuto a Cervia, il 3 settembre.

Le conseguenze fisiche, un dito rotto, la condussero al pronto soccorso di Seriate il giorno successivo.

Nonostante le cure e il racconto delle violenze, la denuncia non venne presentata, il codice rosso non scattò, la rete di protezione fallì.
Le testimonianze raccolte in questi giorni, da amici ed ex fidanzati, delineano il ritratto di una giovane donna fragile, esposta alla precarietà emotiva e sociale, intrappolata in un mondo di apparenze e superficialità.
Il loro incontro con Soncin, in un contesto di feste e socializzazione, segna l’inizio di una spirale di violenza.
Domani, i familiari di Pamela saranno ascoltati in Procura, per aggiungere tasselli cruciali al puzzle della verità.
Francesco ha fornito agli inquirenti una documentazione tangibile delle loro conversazioni, tramite messaggi telefonici, per ricostruire l’escalation della violenza e le sue paure.
Le indagini della Polizia, coordinate dalla sostituta Letizia Mannella e dalla pm Alessia Menegazzo, stanno tracciando il percorso di Soncin attraverso l’analisi dei sistemi di controllo autostradale.

Sembra che l’uomo abbia compiuto un viaggio appositamente pianificato per raggiungere Milano e compiere l’atroce gesto.
Secondo gli inquirenti, Soncin considerava Pamela come un mero oggetto da eliminare, un’entità da annientare perché non si piegava alla sua volontà.

L’omicidio è stato consumato con una fredda determinazione, anche mentre le forze dell’ordine si apprestavano a intervenire.

Sono stati sentiti anche il proprietario dell’appartamento affittato da Pamela e un fabbro, quest’ultimo in relazione alla copia illegale delle chiavi, un gesto che permise a Soncin di accedere all’abitazione.

L’uomo, secondo le indagini, ha agito con lucidità e premeditazione, cercando di dissimulare le proprie intenzioni sostenendo di vivere con Pamela, una menzogna volta a depistare le accuse di premeditazione.
Le indagini hanno inoltre fatto luce sulle ingenti risorse finanziarie a disposizione di Soncin, frutto di pratiche di evasione fiscale che gli hanno procurato condanne in passato.
Un quadro complesso e inquietante che svela non solo la brutalità dell’atto, ma anche le dinamiche sociali ed economiche che hanno contribuito a creare un contesto di violenza e impunità.

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