Un’indagine complessa, orchestrata dai Carabinieri di Monza e Brianza, ha portato alla denuncia di un personal trainer di 43 anni, residente a Mezzago, con accuse di ricettazione, traffico illecito di sostanze dopanti e detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti.
L’operazione, condotta in una palestra di Busnago, testimonia l’impegno crescente delle forze dell’ordine nella lotta alla criminalità sportiva e al mercato nero di farmaci ad alto rischio.
L’arresto non è frutto di una verifica casuale, bensì il culmine di un’attività di indagine mirata, sviluppatasi nel corso delle settimane e supportata da un’azione sinergica con unità specializzate.
Il coinvolgimento del Nucleo Antisofisticazioni – NAS di Milano e del Nucleo Cinofili di Orio al Serio (Bergamo) sottolinea la gravità percepita del caso e la necessità di competenze specifiche per gestire un’indagine di tale portata.
L’impiego di cani addestrati, particolarmente sensibili alla rilevazione di sostanze illecite, si è rivelato determinante per individuare, all’interno della borsa del personal trainer, un quantitativo significativo di farmaci anabolizzanti e altre sostanze dopanti di provenienza straniera, verosimilmente introdotte in Italia eludendo i controlli doganali.
L’elenco delle accuse è stato ampliato dalla scoperta di tre dosi di cocaina, che rende evidente l’estensione della rete criminale di cui l’indagato potrebbe far parte, aprendo scenari più ampi rispetto alla semplice somministrazione di prodotti dopanti.
Si ipotizza che il personal trainer agisse come punto di contatto per l’approvvigionamento di atleti e aspiranti tali, offrendo un servizio illecito volto a favorire performance artificiali e, potenzialmente, a compromettere la salute degli utilizzatori.
Questo episodio riapre il dibattito sulla necessità di rafforzare i controlli e i meccanismi di prevenzione all’interno del mondo dello sport, un ambito sempre più esposto alle pressioni del business e alla tentazione di ottenere vantaggi competitivi attraverso mezzi illeciti.
La professionalità dell’indagato, in quanto personal trainer, rende l’accusa particolarmente grave, in quanto si presume che abbia sfruttato la fiducia dei suoi clienti per introdurre in un contesto di benessere e salute, prodotti potenzialmente dannosi e illegali.
L’indagine è ora focalizzata sull’identificazione di eventuali complici e sull’analisi delle rotte di approvvigionamento delle sostanze illecite.









