L’emergere del forum Phica ha scatenato un’ondata di indignazione e preoccupazione, generando un’iniziativa legale inedita guidata dall’avvocata Annamaria Bernardini de Pace, affiancata da un team di dodici professionisti.
La gravità dei contenuti condivisi, che descrivono e promuovono violenza sessuale in modo esplicito e umiliante, ha portato a un’affluenza significativa di segnalazioni, raccolte principalmente attraverso il supporto di diverse associazioni femministe e di sensibilizzazione.
L’obiettivo primario del team legale non è meramente riparatorio, ma mira a stimolare una profonda riflessione e un cambiamento sostanziale nell’approccio giudiziario verso crimini online di natura sessuale.
L’espressione “violentare la giurisprudenza” utilizzata dall’avvocata Bernardini de Pace non intende in senso letterale, ma vuole sottolineare la necessità di rivedere e reinterpretare le norme esistenti alla luce della pervasività e della virulenza di fenomeni come Phica, che spesso sfuggono alle definizioni legali tradizionali.
Il caso Phica solleva questioni complesse relative alla responsabilità delle piattaforme digitali, alla libertà di espressione e ai limiti del diritto alla privacy.
L’accumulo di un numero considerevole di denunce – l’auspicata cifra di mille – è visto come un meccanismo per esercitare una pressione significativa sul sistema giudiziario, costringendolo a confrontarsi con la reale portata del problema.
Questa strategia mira a superare la tendenza, spesso riscontrata, a minimizzare o ignorare crimini online che coinvolgono la violenza di genere.
L’iniziativa legale non si limita alla ricerca di un risarcimento danni per le vittime, bensì intende perseguire penalmente i responsabili della piattaforma e, potenzialmente, coloro che hanno partecipato attivamente alla condivisione di contenuti illegali.
Il focus è sulla creazione di un precedente legale che possa servire da deterrente per fenomeni simili in futuro e che garantisca una protezione più efficace per le donne online.
L’azione legale, quindi, si configura come una battaglia per la dignità, per la giustizia e per un cambiamento culturale profondo nella percezione e nella gestione della violenza sessuale nell’era digitale.
Si tratta di un’azione corale, unita da una crescente consapevolezza collettiva e dalla ferma volontà di non tollerare ulteriori abusi.