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Phica.eu: Ondata di Querele e Indagini sulla Diffusione Illecita

Un’ondata di querele ha investito la giustizia milanese, con una decina di donne che si sono rivolte alla Procura per diffamazione e lesioni alla privacy.
Al centro del caso vi è Phica.
eu, un sito web dal marcato orientamento sessista, ormai disattivato grazie all’intervento della Polizia Postale l’11 settembre scorso.

Le immagini delle querelanti, condivise online senza consenso e accompagnate da commenti denigratori, hanno generato un clima di profondo disagio e violazione dei diritti fondamentali.
Il fascicolo, gestito dal dipartimento guidato da Letizia Mannella e affidato al procuratore Giovanni Tarzia, si inserisce in un quadro più ampio di indagini in corso a livello nazionale.

La Procura di Roma aveva già avviato un’inchiesta preliminare sul sito, sospettando una rete di reati gravissimi: dalla diffusione illecita di immagini e video a sfondo sessuale, alla diffamazione sistematica, fino a possibili estorsioni, emerse da segnalazioni di vittime che avrebbero subito pressioni economiche per la rimozione di contenuti compromettenti.

Vittorio Vitiello, un quarantacinquenne residente a Firenze, originario di Pompei, è attualmente considerato il presunto gestore della piattaforma e ha subito perquisizioni.

L’indagine romana si è estesa anche ad altre piattaforme online, come la pagina Facebook “Mia moglie”, individuata come veicolo per la diffusione di “revenge porn”, materiale diffamatorio mirato a danneggiare la reputazione di individui.

Parallelamente, la Procura di Firenze ha avviato un’indagine separata, concentrata su presunte diffamazioni subite dalla sindaca Sara Funaro.
L’escalation di casi di violazione della privacy online ha portato l’avvocata Annamaria Bernardini de Pace a promuovere un’azione collettiva, supportata da un team di legali, per tutelare le vittime di siti sessisti.
Questa iniziativa mira a ottenere un risarcimento danni non solo nei confronti dei responsabili diretti della pubblicazione di immagini compromettenti, ma anche nei confronti di Meta, proprietaria di Facebook e Instagram, ritenuta responsabile di una gestione insufficiente dei contenuti e di una mancata prevenzione di fenomeni di revenge porn e diffamazione online.

La vicenda solleva interrogativi cruciali sulla responsabilità delle piattaforme digitali nella tutela della dignità personale e sulla necessità di rafforzare i meccanismi di controllo e rimozione di contenuti illegali, contribuendo a creare un ambiente online più sicuro e rispettoso dei diritti fondamentali.

Il caso Phica.

eu e le indagini correlate rappresentano un campanello d’allarme sulla crescente diffusione di fenomeni di cyberbullismo, revenge porn e diffamazione online, esigendo un impegno congiunto da parte delle istituzioni, delle piattaforme digitali e della società civile per contrastare tali abusi e proteggere le vittime.

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