Il processo relativo al tragico incidente ferroviario di Pioltello, avvenuto il 24 febbraio 2018 e costato la vita a tre persone e causando centinaia di feriti, ha concluso con un verdetto che solleva interrogativi profondi sulla responsabilità e sui meccanismi di controllo all’interno del sistema ferroviario nazionale.
La sentenza, emessa dal Tribunale di Milano il 25 febbraio, non ha ritenuto provata, al di là di ogni ragionevole dubbio, l’esistenza di carenze strutturali nella gestione della sicurezza ferroviaria imputabili all’amministratore delegato e agli altri vertici di Rete Ferroviaria Italiana (RFI).
L’assoluzione di Maurizio Gentile, l’ex amministratore delegato, e dell’intera società RFI, insieme a sette altri imputati di alto livello, evidenzia la difficoltà di stabilire un nesso di causalità diretto tra le decisioni manageriali e l’evento catastrofico.
La giuria, valutando le complesse dinamiche decisionali, le responsabilità distribuite e i limiti di poteri dell’amministratore delegato all’interno di una struttura così articolata come RFI, non è giunta alla conclusione di una responsabilità penale a carico di questi soggetti.
L’unico condannato nel processo è stato l’ex responsabile dell’Unità Manutentiva, la cui responsabilità, sebbene individuata, non appare sufficiente a spiegare l’insieme delle cause che hanno portato al disastro.
Questa circostanza pone l’accento sulla necessità di un’analisi più ampia e sistemica delle dinamiche interne all’azienda, che vadano oltre la singola figura del responsabile della manutenzione.
L’esito del processo non può essere interpretato come una chiusura definitiva.
Piuttosto, esso rappresenta un campanello d’allarme che invita a una riflessione critica sull’efficacia dei sistemi di controllo, sulla distribuzione delle responsabilità e sulla cultura della sicurezza all’interno di RFI e, più in generale, del sistema ferroviario italiano.
La complessità dell’organizzazione, la dispersione delle responsabilità e la potenziale presenza di una cultura aziendale che privilegia l’efficienza a scapito della sicurezza sono elementi che richiedono un approfondimento investigativo e un ripensamento delle politiche di gestione del rischio.
Inoltre, la sentenza solleva questioni rilevanti in relazione al ruolo e alle prerogative degli amministratori delegati in aziende di pubblica utilità, in particolare quando si tratta di garantire la sicurezza di infrastrutture critiche.
Il dibattito sull’interpretazione della sentenza e sulle implicazioni per il futuro della sicurezza ferroviaria è destinato a proseguire, richiedendo un confronto aperto e costruttivo tra istituzioni, operatori del settore e rappresentanti della società civile.