lunedì 4 Agosto 2025
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Pirellino: Catella denuncia fregatura nell’inchiesta milanese

L’acquisizione della torre Pirellino si è configurata, a detta del fondatore di Coima, Manfredi Catella, come un’esperienza profondamente insoddisfacente, una “fregatura” di dimensioni inusuali.

La sua testimonianza, resa durante l’interrogatorio del 23 luglio scorso nell’ambito dell’inchiesta milanese sulla corruzione urbanistica, rivela una serie di circostanze complesse e un profondo senso di frustrazione che permeano la vicenda.
Catella, interrogato dal giudice per le indagini preliminari Mattia Fiorentini, ha espresso incredulità di fronte all’ipotesi di comportamenti corruttivi, sottolineando con enfasi l’assurdità di azioni che avrebbero esposto soggetti di una certa rilevanza, con responsabilità nei confronti di istituzioni finanziarie come Cassa Depositi e Prestiti e Intesa Sanpaolo, a rischi di tale portata.

L’accusa verte sulla presunta manipolazione delle procedure di approvazione urbanistica attraverso l’assegnazione di incarichi retribuiti a professionisti coinvolti nelle commissioni paesaggistiche, compromettendo l’imparzialità e la trasparenza del processo decisionale.
La torre Pirellino, acquistata da Coima per 193 milioni di euro, è al centro di una disputa legale con il Comune di Milano, innescata dalla decisione, assunta nel febbraio 2020 dall’allora assessore all’urbanistica, Maran, di imporre un vincolo di salvaguardia (Ers) sull’edificio.
Questo cambiamento di destinazione, secondo Catella, ha vanificato l’accordo di acquisto, che prevedeva una destinazione d’uso libera.
L’analogia con l’acquisto di un appartamento e la successiva imposizione di condizioni restrittive, come l’obbligo di affittare gratuitamente alcune stanze, illustra l’incompatibilità percepita tra le aspettative iniziali e la realtà imposta.
Il contenzioso, tuttora in corso, ha portato a una richiesta di risarcimento danni di 69 milioni di euro nei confronti del Comune.

La vicenda solleva interrogativi cruciali sulla governance urbanistica, sull’integrità delle procedure amministrative e sulla tutela degli interessi privati in bilico con le esigenze di conservazione del patrimonio architettonico e paesaggistico.

La testimonianza di Catella, pur nel contesto di un’indagine giudiziaria, pone l’accento su una dinamica di potenziale conflitto d’interessi e sulla necessità di garantire la certezza del diritto nel settore dello sviluppo urbano.
La questione si pone quindi non solo come un caso specifico di corruzione, ma come spunto di riflessione più ampia sulla trasparenza e la correttezza dei processi decisionali che plasmano il volto delle città.

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