Le motivazioni che giustificano la revoca degli arresti domiciliari per Giancarlo Tancredi, ex assessore comunale, Giuseppe Marinoni, presidente della Commissione Paesaggio, e Federico Pella, manager di spicco, sono state pubblicate questa mattina dal Tribunale del Riesame di Milano, nel cuore di un’emergenza meteorologica senza precedenti.
L’inchiesta, incentrata su presunte irregolarità nel settore dell’urbanistica, aveva portato alla loro collocazione, in via cautelare, in arresti domiciliari, misure successivamente sostituite da altre limitazioni imposte dai giudici.
L’evento atmosferico, una vera e propria piena improvvisa che si è abbattuta sulla città, ha paradossalmente colpito il cuore del sistema giudiziario, allagando ampi tratti del Palazzo di Giustizia, compresi gli uffici del Riesame.
Questa circostanza imprevista ha reso impossibile, almeno per il momento, la notifica formale delle ragioni che hanno portato alla decisione di revoca agli avvocati dei tre imputati, un adempimento processuale di cruciale importanza.
La collocazione degli uffici del Riesame a livello del suolo, rendendoli particolarmente vulnerabili a eventi di questo tipo, ha generato un quadro surreale: ampie distese d’acqua hanno invaso gli ambienti, costringendo all’interruzione dell’alimentazione elettrica per motivi di sicurezza.
La paralisi dell’attività amministrativa e procedurale è totale, sollevando interrogativi sulla tempistica di un ritorno alla normalità.
Le previsioni indicano un ripristino delle operazioni non prima di domani, con possibili ripercussioni sull’andamento complessivo del procedimento.
Al di là delle immediate conseguenze procedurali, l’allagamento del Palazzo di Giustizia, un edificio storico e simbolo dell’amministrazione della giustizia, evidenzia una problematica più ampia: la vulnerabilità delle infrastrutture pubbliche di Milano, spesso inadeguate ad affrontare eventi meteorologici estremi, sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici.
I Vigili del fuoco sono impegnati in una complessa operazione di salvataggio e messa in sicurezza, che interessa non solo i piani terra, ma anche gli scantinati, dove si trovano gli archivi del Tribunale, anch’essi gravemente colpiti.
La situazione è aggravata da infiltrazioni in diversi altri livelli del palazzo, un quadro drammatico mitigato solo dall’utilizzo di bidoni e contenitori di fortuna per raccogliere l’acqua che filtra da tetto e finestre.
Questo episodio, oltre a causare disagi e ritardi procedurali, solleva interrogativi urgenti sulla necessità di investimenti mirati a rendere gli edifici pubblici più resilienti e capaci di far fronte alle sfide poste dai cambiamenti climatici, tutelando così il regolare svolgimento dell’amministrazione della giustizia e la sicurezza dei cittadini.