Il paradigma sanitario delineato nel 1978, con l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, necessita di una revisione strutturale e concettuale.
L’evoluzione socio-demografica, le trasformazioni epidemiologiche e i progressi scientifici hanno reso evidente che il modello originario, pur avendo rappresentato una pietra miliare per l’accesso universale alle cure, non è più adeguato a rispondere alle complesse sfide del XXI secolo.
La proposta avanzata dal Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, durante la Conferenza delle Regioni, segna un passo cruciale verso un ripensamento del sistema sanitario nazionale.
La creazione di un tavolo tecnico, inclusivo dei rappresentanti di tutte le regioni, non è semplicemente una riorganizzazione burocratica, ma un atto di indirizzo politico volto a favorire un dibattito costruttivo e una progettazione condivisa.
L’imperativo della riforma non può essere limitato a una mera adeguazione quantitativa delle risorse o a un’ottimizzazione dei processi amministrativi.
È necessario un approccio olistico che tenga conto di fattori cruciali, quali:* L’invecchiamento della popolazione: L’aumento dell’aspettativa di vita, pur essendo un successo della società moderna, comporta un incremento esponenziale delle patologie croniche, come le malattie cardiovascolari, il diabete, le malattie neurodegenerative e le patologie respiratorie croniche.
Queste condizioni richiedono cure complesse e prolungate, con un impatto significativo sui costi e sull’organizzazione dell’assistenza.
* L’aumento delle cronicità: La prevalenza di malattie croniche non è legata solo all’invecchiamento, ma anche a stili di vita non salutari, all’inquinamento ambientale e a fattori socio-economici.
La gestione di queste condizioni richiede un modello di cura integrato, che coinvolga medici di medicina generale, specialisti, infermieri, fisioterapisti, psicologi e altri professionisti sanitari, con un focus sulla prevenzione e sull’educazione alla salute.
* Le sfide epidemiologiche emergenti: L’esperienza recente della pandemia di COVID-19 ha evidenziato la fragilità del sistema sanitario e la necessità di rafforzare la capacità di risposta alle emergenze sanitarie, sia a livello nazionale che internazionale.
La sorveglianza epidemiologica, la ricerca scientifica e la preparazione del personale sanitario sono elementi chiave per affrontare le future sfide.
* La disuguaglianza nell’accesso alle cure: Persistono significative disparità nell’accesso ai servizi sanitari, legate a fattori geografici, socio-economici e culturali.
La riforma deve mirare a ridurre queste disuguaglianze, garantendo a tutti i cittadini pari opportunità di ricevere cure adeguate.
* L’innovazione tecnologica: I progressi nella medicina digitale, la telemedicina, l’intelligenza artificiale e la robotica offrono nuove opportunità per migliorare la diagnosi, il trattamento e la gestione delle malattie.
È necessario promuovere l’adozione di queste tecnologie, garantendo al contempo la sicurezza dei dati e la privacy dei pazienti.
* Il ruolo del paziente: Il modello di cura tradizionale, centrato sul medico, deve evolvere verso un modello centrato sul paziente, che coinvolga attivamente il paziente nelle decisioni relative alla sua salute.
L’alfabetizzazione sanitaria, la condivisione delle informazioni e il supporto emotivo sono elementi essenziali per promuovere l’autonomia e la responsabilizzazione del paziente.
La Conferenza delle Regioni, in quanto organo di rappresentanza degli interessi regionali, offre un contesto ideale per elaborare una proposta di riforma condivisa, superando le divisioni politiche e ponendo al centro il benessere dei cittadini.
Il successo di questa iniziativa dipenderà dalla capacità di tutti gli attori coinvolti di ascoltare le esigenze della popolazione, di abbracciare l’innovazione e di lavorare insieme per costruire un sistema sanitario più equo, efficiente e resiliente.