Un atto di contestazione incisivo ha interrotto la routine dei cantieri Coima a Scalo Romana, a Milano, dove il futuro Villaggio Olimpico, destinato a trasformarsi in studentato privato, è al centro di un acceso dibattito.
La scritta “Meloni sgombera, Sala svende, Catella specula.
Gli studenti vi fanno gola, vi andremo di traverso!” proiettata su una paratia, non è solo un messaggio, ma il sintomo di una profonda frattura tra potere politico, amministrazione locale e interessi privati, con la popolazione studentesca che si sente schiacciata.
L’episodio si inserisce in un contesto più ampio, segnato dall’inchiesta urbanistica in corso e dalle recenti operazioni di sgombero, come quella del Leoncavallo, che hanno esposto una dinamica inquietante: un sistema in cui la repressione, la cessione di beni pubblici e la speculazione edilizia si alimentano a vicenda, a discapito del diritto fondamentale all’abitazione e allo studio.
La narrazione dominante, che dipinge il Villaggio Olimpico come una soluzione innovativa per il problema degli alloggi studenteschi, viene così smascherata come un’operazione volta a massimizzare i profitti per pochi, a costo di perpetuare un modello abitativo inaccessibile per molti.
L’accusa rivolta a Meloni non è tanto un atto di ostilità personale, ma la denuncia di una politica repressiva che silenzia le voci dissenzienti e criminalizza l’occupazione spontanea di spazi abbandonati, visti come potenziali terreni di investimento.
L’invettiva contro Sala, invece, rimarca la responsabilità dell’amministrazione locale nella cessione del patrimonio pubblico, alimentando un mercato immobiliare distorto e iniquo.
L’attacco a Catella, figura emblematica del settore edilizio, rappresenta la critica verso la speculazione immobiliare, vista come motore principale di questa dinamica perversa.
L’affermazione “Gli studenti vi andremo di traverso!” esprime la determinazione a non essere considerati merce, ma soggetti attivi e consapevoli del proprio diritto all’abitare dignitosamente.
Si tratta di una rivendicazione che va al di là della semplice richiesta di alloggi a prezzi accessibili; è una presa di posizione contro un sistema che riduce le persone a numeri, a potenziali clienti.
La richiesta di studentati pubblici, gestiti con criteri di equità e accessibilità, rappresenta una visione alternativa, un modello abitativo basato sul bene comune e sulla giustizia sociale.
L’introduzione dell’equo canone non è solo una misura economica, ma un principio etico che mira a garantire il diritto all’abitazione come un servizio essenziale, al di fuori della logica del profitto.
Questa protesta non è un episodio isolato, ma il preludio di una battaglia più ampia per la riappropriazione degli spazi urbani e per la costruzione di un futuro abitativo più giusto e inclusivo.