L’indagine sull’urbanistica milanese ha portato alla luce un complesso sistema di favoritismi e collusioni, configurabile come vendita della funzione pubblica, in cui sono coinvolti l’ex presidente della Commissione Paesaggio, Giuseppe Marinoni, il manager Federico Pella e l’allora assessore comunale Giancarlo Tancredi.
Il Tribunale del Riesame, nelle sue motivazioni, ha ricostruito un quadro allarmante di scambio di influenze e benefici illeciti, attenuando le precedenti accuse di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio per riqualificarle in corruzione per l’esercizio della funzione pubblica.
Al centro dello schema corruttivo emerge la figura di Federico Pella, manager di J+S spa, che avrebbe “assunto” a libro paga Giuseppe Marinoni.
Quest’ultimo, in quanto presidente della Commissione Paesaggio, si sarebbe reso disponibile a favorire iniziative promosse da Pella, in particolare quelle legate ai “Nodi e porte metropolitane”.
L’allora assessore comunale Giancarlo Tancredi ha svolto un ruolo cruciale nel consolidamento di questo patto illecito, promuovendo il conferimento del patrocinio comunale all’iniziativa e agevolando le attività dello studio Marinoni srl in sinergia con J+S spa.
Le conversazioni intercettate, acquisite nell’ambito delle indagini condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, sotto la direzione dei magistrati Tiziana Siciliano, Petruzzella, Filippini e Clerici, hanno fornito elementi inequivocabili della piena consapevolezza di Tancredi riguardo alle dinamiche corruttive.
Contrariamente a quanto si sarebbe potuto legittimamente fare, l’assessore non solo non ha interrotto la situazione di conflitto di interessi in cui versava Marinoni, ma si è attivamente adoperato per assicurare il successo della collaborazione tra i due, rafforzando l’accordo illecito.
Il Riesame sottolinea che, attraverso il sistema di favori orchestrato da Marinoni, l’allora assessore avrebbe potuto agevolare imprenditori privati nel settore dell’edilizia e dell’urbanistica, mentre Pella avrebbe beneficiato di un canale privilegiato con la politica cittadina, assicurandosi, grazie a Tancredi, l’approvazione dei progetti presentati alla Commissione paesaggio.
Considerando la gravità delle accuse e la necessità di garantire l’impossibilità di reiterazione dei reati, il Tribunale ha ritenuto opportuno mantenere le misure cautelari interdittive, evitando gli arresti domiciliari precedentemente disposti, una decisione che riflette una valutazione delle esigenze cautelari contenute rispetto alla complessità del quadro emergenziale.
La vicenda solleva interrogativi cruciali sulla trasparenza dei processi decisionali nell’ambito dell’amministrazione pubblica e sulla necessità di rafforzare i meccanismi di controllo e accountability per prevenire fenomeni di corruzione e collusione.