martedì 16 Settembre 2025
26.7 C
Milano

Scandurra, Riesame: Dubbi sulla corruzione, revocata l’ordinanza.

Il Tribunale del Riesame di Milano ha sollevato dubbi significativi sulla solidità dell’accusa di corruzione che ha portato agli arresti domiciliari di Alessandro Scandurra, esponente della commissione paesaggistica coinvolta in un’indagine giudiziaria riguardante le dinamiche urbanistiche a Milano.

La decisione di revocare la misura cautelare, come emerge dalle motivazioni depositate, riflette una profonda incertezza circa la sussistenza di un accordo corruttivo, elemento cruciale per la gravità dell’imputazione.
La questione centrale che ha portato i giudici del Riesame a esprimere tali riserve risiede nella mancanza di prove concrete che dimostrino come gli incarichi professionali attribuiti a Scandurra fossero direttamente legati alla sua posizione pubblica, configurando un presunto conflitto di interessi basato su un patto illecito.
L’accusa si sarebbe basata, secondo il Tribunale, su una semplificazione eccessiva: l’esistenza di un compenso e lo svolgimento di una funzione pubblica in una situazione potenzialmente conflittuale sarebbero stati considerati sufficienti per inferire l’esistenza di un accordo corruttivo.
Tale approccio argomentativo, a detta dei giudici, risulta impoverito e non rende giustizia alla complessità della materia.

La decisione del Riesame evidenzia una critica più ampia verso le modalità investigative seguite dalla Procura di Milano.
I giudici lamentano un quadro fattuale confuso e carente di chiarezza, e non hanno riscontrato elementi sufficientemente robusti per poter ritenere Alessandro Scandurra responsabile di gravi indizi di colpevolezza.

La revoca della misura cautelare non implica necessariamente l’assoluzione dell’imputato, ma sottolinea la necessità di un’indagine più approfondita e rigorosa, che superi semplificazioni e interpretazioni forzate.

Il caso Scandurra pone l’attenzione su un tema cruciale: i limiti dell’inferenza e la necessità di prove tangibili nel perseguimento di reati di corruzione, soprattutto quando si tratta di incarichi professionali e di dinamiche complesse nel settore urbanistico.
La sentenza del Riesame rappresenta un importante monito per le autorità giudiziarie, ricordando l’importanza di garantire il diritto alla difesa e di basare le decisioni su elementi di prova concreti e inconfutabili, evitando di costruire accuse su presupposti fragili e potenzialmente inficianti.

L’episodio sollecita, infine, una riflessione più ampia sulla trasparenza e la gestione dei conflitti di interesse nelle commissioni paesaggistiche e negli organi decisionali coinvolti nella pianificazione del territorio.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -