Venerdì si preannuncia un giorno di mobilitazione nazionale, con un’astensione dal lavoro indetta dalle sigle sindacali Cub, Usb e Sgb, in risposta a una spirale di politiche economiche e geopolitiche percepite come insostenibili. Lo sciopero generale, che coinvolgerà sia il settore pubblico che quello privato, rappresenta una risposta a una crescente preoccupazione per il deterioramento delle condizioni lavorative e sociali, in un contesto globale segnato da conflitti armati e investimenti militari massicci.L’azione di protesta, presentata in una affollata Piazza della Scala a Milano, non si limita a una contestazione dei tagli al welfare e alla stagnazione salariale, fenomeni che minano il potere d’acquisto delle famiglie e ampliano le disuguaglianze. Piuttosto, si configura come una critica radicale al modello economico dominante, che privilegia la logica del profitto e degli investimenti bellici a scapito del benessere collettivo.I sindacati, allargando il focus della protesta a scenari di conflitto globali – Gaza, Ucraina e Iran – denunciano come le scelte politiche europee e nazionali siano intrinsecamente legate a dinamiche di guerra, con ripercussioni dirette sulla vita dei lavoratori e dei cittadini. Si contesta l’ipocrisia di un sistema che proclama valori di pace e progresso sociale, e al contempo destina risorse ingenti alla produzione di armamenti e alla prosecuzione di conflitti. La situazione italiana, in particolare, è percepita come emblematica di un sistema in crisi, in cui la crescita economica è subordinata alla logica della competizione globale e agli interessi di una ristretta élite.Un punto cruciale della protesta è la richiesta al governo italiano di interrompere ogni forma di collaborazione militare e di intelligence con lo Stato di Israele, in vista del rinnovo dell’accordo bilaterale. L’attenzione è puntata sulle attività della Leonardo, azienda italiana leader nella produzione di sistemi d’arma, coinvolta nella fornitura di aerei F35 impiegati in operazioni militari che hanno causato gravi violazioni dei diritti umani e sofferenze per la popolazione civile palestinese.Al sindaco di Milano, Beppe Sala, e alla Fondazione Teatro alla Scala, i lavoratori del teatro rivolgono un appello specifico in merito al recente licenziamento di un membro del corpo artistico, espressione di dissenso nei confronti della politica israeliana. L’atto, considerato un tentativo di intimidazione, ha suscitato sdegno e preoccupazione, alimentando la richiesta di una presa di posizione ufficiale da parte delle istituzioni milanesi, compresa la sospensione dei gemellaggi economici e culturali con Tel Aviv, simbolo di un legame istituzionale ritenuto inaccettabile in un contesto di crescente conflitto.La mobilitazione culminerà il 20 giugno con una manifestazione davanti al Teatro alla Scala, un luogo simbolo della cultura e della tradizione milanese, per ribadire la volontà di un cambiamento profondo e duraturo, che metta al centro il rispetto dei diritti umani, la giustizia sociale e la pace.
Sciopero generale: sindacati in mobilitazione contro guerre e tagli
Pubblicato il
