La programmazione di un evento commemorativo incentrato sulla Shoah, destinato a svolgersi all’interno del Palazzo comunale di Pavia, ha subito un brusco e inaspettato ostacolo.
L’oratorio dei Santi Giuditta e Quirico, spazio scelto per l’incontro e situato in posizione strategica accanto all’ingresso principale del municipio, si è visto negare l’utilizzo, frustrando le aspettative di un pubblico e dell’oratore designato, il docente in pensione e scrittore Cesare Vitali.
La motivazione addotta dall’amministrazione comunale, ufficialmente di natura tecnica, non ha convinto Vitali, che ha reagito con profonda amarezza e ha deciso di formalizzare un esposto all’Osservatorio sull’antisemitismo di Roma.
Lo scrittore, con un’acuta percezione della sottile, ma significativa, congiuntura di fattori che hanno portato alla mancata autorizzazione, sospetta che il diniego sia in realtà frutto di una timida, eppure palpabile, preoccupazione.
Si tratterebbe di un timore che il suo intervento, pur focalizzato sulla memoria della Shoah e sulle testimonianze dei sopravvissuti, potesse essere interpretato come una presa di posizione a favore delle politiche del governo israeliano, scatenando reazioni avverse da parte dei gruppi di sostegno alla causa palestinese.
Vitali si dichiara fermamente contrario a qualsiasi intento di strumentalizzazione politica della Shoah.
La sua intenzione primaria, e unica, è offrire una piattaforma di voce a coloro che hanno vissuto in prima persona l’orrore del genocidio, testimoni oggi anziani, spesso ultrasessantenni, depositari di una memoria fragile e preziosa.
La negazione di questo spazio, percepita come un atto di censura, rappresenta per lui un attacco alla libertà di espressione e alla necessità imperativa di preservare e trasmettere la memoria della Shoah alle nuove generazioni.
Nonostante l’ostacolo, Vitali ha annunciato la sua determinazione a portare avanti l’evento.
Lo svolgerà comunque a settembre, spostando la sede in un’associazione culturale situata nelle immediate vicinanze del municipio.
Questo atto di resilienza sottolinea la sua ferma volontà di onorare la memoria delle vittime della Shoah e di difendere il diritto di ricordare, anche di fronte a tentativi di silenziare la verità.
Il caso solleva interrogativi importanti sul delicato equilibrio tra libertà di espressione, sensibilità politica e la necessità di preservare la memoria di una tragedia che ha segnato indelebilmente la storia dell’umanità.