mercoledì, 2 Luglio 2025
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Stasi, semilibertà confermata: Cassazione respinge il ricorso.

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La sentenza della Corte di Cassazione segna un punto fermo nel complesso iter giudiziario che coinvolge Alberto Stasi, condannato in via definitiva per il tragico decesso di Chiara Poggi. Il ricorso presentato dalla Procura Generale presso la Corte d’Appello di Milano, volto a revocare l’ordinanza del 9 aprile che concedeva a Stasi il regime di semilibertà, è stato respinto, confermando la possibilità per il condannato di usufruire di un regime meno restrittivo rispetto alla detenzione totale.Questa decisione, apparentemente tecnica, solleva però questioni di profonda rilevanza giuridica ed etica. Il concetto di semilibertà, infatti, si colloca in un ambito delicato del diritto penitenziario, volto a conciliare la necessità di punizione con la possibilità di reinserimento sociale del detenuto. Si tratta di un beneficio accordato a soggetti che, pur avendo commesso reati gravi, dimostrino un percorso di riabilitazione e un impegno concreto verso la risocializzazione. L’ammissibilità di tale beneficio è subordinata a una valutazione approfondita del rischio di recidiva, della condotta tenuta in carcere e della collaborazione offerta alla giustizia.La decisione della Cassazione, nel rigettare il ricorso della Procura, implica una valutazione positiva, almeno in apparenza, di questi elementi nel caso specifico di Alberto Stasi. Tuttavia, il caso Poggi è carico di implicazioni emotive e di dolore per la famiglia della vittima, e la concessione della semilibertà suscita comprensibili reazioni di sgomento e rabbia. È doveroso ricordare che la decisione giudiziaria non si basa esclusivamente sull’impatto emotivo del caso, ma deve fondarsi su criteri giuridici precisi e verificabili. La Corte d’Appello, nel concedere la semilibertà, ha presumibilmente considerato elementi quali la condotta carceraria di Stasi, il suo grado di collaborazione con le autorità e l’assenza di segnali di pericolo per la collettività.Il rigetto del ricorso della Procura, pertanto, non implica una rivalutazione della responsabilità di Stasi nel decesso di Chiara Poggi. Tale responsabilità è stata accertata in via definitiva e non può essere messa in discussione. Il provvedimento si concentra esclusivamente sulla possibilità di offrire al condannato un regime di trattamento penitenziario meno gravoso, con la speranza di favorire un percorso di reinserimento sociale.La vicenda solleva, inoltre, un dibattito più ampio sulla funzione della pena. La pena detentiva, infatti, non è solo uno strumento di retribuzione per il reato commesso, ma anche un mezzo per la rieducazione e il reinserimento del condannato nella società. La semilibertà, in questo contesto, rappresenta una fase transitoria che permette al detenuto di sperimentare una parziale libertà, mantenendo al contempo i legami con il mondo esterno e preparando il terreno per il ritorno alla vita civile.La decisione della Cassazione, pur confermando il beneficio della semilibertà per Alberto Stasi, dovrà essere costantemente monitorata e verificata, con un’attenzione particolare alla sua condotta e al rispetto delle prescrizioni imposte dal giudice. La tutela della sicurezza pubblica e il rispetto della memoria di Chiara Poggi rimangono priorità assolute.

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