La comunità di Strozza, piccolo scrigno incastonato nella Valle Imagna, si è stretta in un abbraccio silenzioso e doloroso.
La chiesa parrocchiale, solitamente teatro di gioie e speranze, si è riempita di un lutto profondo, per dare l’ultimo saluto a Pamela Genini, giovane donna strappata alla vita in maniera brutale a Milano.
La sua scomparsa, una ferita aperta nel tessuto sociale, ha trasceso i confini del Bergamasco, risvegliando interrogativi scomodi sulla fragilità dei legami affettivi e sulla violenza che si cela dietro maschere di apparente normalità.
La cerimonia funebre, fortemente voluta dalla famiglia per preservare la dignità di Pamela e la sacralità del momento, si è svolta all’insegna di un rispetto commosso.
La famiglia, composta dalla madre e dal suo compagno, occupava i primi banchi, testimoni diretti di un dolore incommensurabile.
Un’ordinanza precisa aveva escluso l’accesso di riprese video, un atto di tutela verso la privacy e la memoria di Pamela, lontano dagli sguardi voraci del voyeurismo mediatico.
L’ingresso della bara, avvolta in un candido manto, è stato accompagnato da una scelta musicale inaspettata: le note evocative de “L’ultimo dei Mohicani”, una colonna sonora che sembrava voler evocare un senso di perdita, di un mondo che scompare, di una giovane vita spezzata troppo presto.
La celebrazione, officiata dal parroco di Strozza, don Luigi Carminati, ha visto la partecipazione di numerosi concelebranti provenienti da tutta la valle Imagna, un segno tangibile della solidarietà e del cordoglio che si estende lungo l’intera comunità.
La presenza di sindaci dei comuni limitrofi, riconoscibili dalle loro fasce tricolore, ha sottolineato il coinvolgimento dell’intera area nella sofferenza collettiva.
Il momento più intenso è stato indubbiamente l’omelia, durante la quale don Carminati ha affrontato il tema della possessività maschile, denunciando come essa si manifesti spesso come incapacità d’amare, un’ossessione per il controllo che soffoca l’autonomia e la libertà dell’altro.
Ha invitato a riflettere sulla necessità di liberare tali uomini dalla vergogna che li accompagna, restituendo loro una dignità che hanno smarrito, forse senza nemmeno rendersene conto.
L’esortazione è stata un appello alla responsabilità, un monito a decostruire modelli comportamentali tossici e a promuovere relazioni basate sul rispetto reciproco e sull’amore autentico, libero da catene e pretese.
La scomparsa di Pamela, così, diventa un’occasione per un profondo esame di coscienza e per un impegno concreto verso un futuro di maggiore consapevolezza e sicurezza.








