mercoledì 1 Ottobre 2025
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Studentessa a Milano: pesanti restrizioni alla libertà di movimento

La Questura di Milano ha imposto a una giovane studentessa di 21 anni, attiva nel centro sociale Lambretta, una serie di pesanti limitazioni alla sua libertà di movimento, come conseguenza degli arresti effettuati in seguito agli scontri del 22 settembre, manifestazioni che seguirono un corteo a sostegno della causa palestinese.
Le restrizioni, formalizzate con un provvedimento amministrativo, configurano un atto di significativa portata che solleva interrogativi sulla proporzionalità e sull’impatto sulla vita della giovane.
L’ordinanza, comunicata dall’avvocato difensore Mirko Mazzali, che ha annunciato l’intenzione di presentare ricorso, preclude alla studentessa l’accesso a aree cruciali della vita cittadina.

Per due anni, le è vietato frequentare o anche solo stazionare nei pressi di esercizi commerciali specifici: ristoranti, bar, pizzerie, gelaterie e pasticcerie, diffusi in diverse zone strategiche di Milano.

Un anno, invece, sarà impossibilitata a recarsi alla Stazione Centrale, un nodo di trasporto vitale per la città, e a utilizzare i servizi ferroviari e metropolitani, estendendosi anche alle aree immediatamente circostanti.
La severità delle misure, che limitano in modo sostanziale la sua autonomia e la sua possibilità di partecipare alla vita sociale, alimenta un dibattito più ampio riguardante il bilanciamento tra la necessità di garantire l’ordine pubblico e la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini.
L’ordinanza si aggiunge ad altri provvedimenti cautelari, tra cui l’obbligo di firma già disposto, nei confronti della studentessa e di altre quattro persone, tra cui una coetanea, un uomo di 36 anni e due minorenni, anch’essi coinvolti negli eventi del 22 settembre.
L’avvocato Mazzali sottolinea come le restrizioni imposte vadano ben oltre la semplice prevenzione di ulteriori disordini, configurando un’interferenza significativa nella sfera personale e professionale della giovane.
La vicenda, inoltre, pone l’attenzione sulla questione della repressione delle manifestazioni pacifiche e sulla possibilità che misure restrittive di questo tipo possano avere un effetto deterrente eccessivo sulla partecipazione democratica e sull’esercizio del diritto di espressione.

Il ricorso annunciato mira a contestare la legittimità e la proporzionalità di tali limitazioni, sollevando interrogativi cruciali sul rispetto dei principi costituzionali e sul ruolo delle autorità nel garantire l’equilibrio tra sicurezza e libertà individuale.
La complessità della questione si radica nella tensione tra la tutela dell’ordine pubblico, elemento fondamentale per la convivenza civile, e la garanzia dei diritti civili e politici che costituiscono il fondamento di una società democratica.

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