giovedì 14 Agosto 2025
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Tragedia a Milano: Sgombero parziale e interrogativi sulla responsabilità.

L’area di sosta informale in via Selvanesco, a Milano, teatro di una tragedia che ha spezzato la vita di Cecilia De Astis, 71 anni, si è presentata notevolmente ridotta nelle ultime ore.
L’accampamento, abitato prevalentemente da famiglie Rom, ha subito un esodo parziale, con numerose roulotte che si sono allontanate, presumibilmente a causa dell’intenso scrutinio mediatico e della presenza massiccia di forze dell’ordine e giornalisti.

Le dinamiche successive all’incidente, che ha visto coinvolti quattro minori a bordo di un veicolo rubato, hanno acceso un dibattito complesso e doloroso.
Secondo le prime ricostruzioni delle autorità, i quattro ragazzi, di età compresa tra gli 11 e i 13 anni, avrebbero temporaneamente lasciato l’area, per poi farvi ritorno in compagnia delle loro madri.

La questione giuridica sollevata dall’età dei responsabili pone un punto cruciale.
In base alla normativa italiana, minori di 14 anni non sono considerati imputabili penalmente.
Questa circostanza, pur garantendo loro la libertà di movimento, apre interrogativi profondi sulla responsabilità sociale, l’educazione e il ruolo delle istituzioni nel prevenire eventi tragici come quello verificatosi.

L’accaduto ha fatto emergere, con urgenza, le complessità legate alla marginalizzazione sociale e alla gestione delle comunità Rom.

L’area di via Selvanesco, come molte altre in città, rappresenta una realtà fragile, spesso caratterizzata da condizioni abitative precarie, mancanza di accesso ai servizi essenziali e scarso supporto educativo.

L’incidente non è solo un dramma individuale, ma un sintomo di un problema strutturale che richiede un approccio multidisciplinare.
È necessario un ripensamento delle politiche abitative, dell’integrazione scolastica e dell’assistenza sociale, al fine di offrire a questi minori opportunità concrete di crescita e di sviluppo, prevenendo così il rischio di devianze e di comportamenti a rischio.
Il lutto per la perdita di Cecilia De Astis deve trasformarsi in un’occasione di riflessione collettiva, per costruire una società più giusta, inclusiva e attenta alle esigenze dei più vulnerabili, garantendo a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro origine o condizione sociale, il diritto a una vita dignitosa e sicura.

La risposta non può essere solo repressiva, ma deve essere soprattutto educativa e orientata alla costruzione di ponti, abbattendo le barriere della diffidenza e del pregiudizio.

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