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sabato 8 Novembre 2025

Tribunale di Brescia: Annullato il sequestro a Venditti e Mazza, svolta nel caso Pavia.

Il Tribunale per le Misure di Riesame di Brescia ha ribaltato una decisione preliminare, annullando il decreto di perquisizione e sequestro che aveva colpito l’ex procuratore della Repubblica di Pavia, Mario Venditti, e il magistrato Pietro Paolo Mazza, attualmente in servizio a Milano.

La sentenza, che segna una svolta significativa nell’indagine denominata “sistema Pavia”, implica la restituzione di tutti i beni precedentemente acquisiti, tra cui dispositivi di comunicazione e archivi digitali appartenenti ai due pubblici ministeri.

La vicenda, intrinsecamente legata alle intricate dinamiche del caso Garlasco, ha suscitato un acceso dibattito sulla correttezza delle procedure investigative e sui limiti del potere d’ufficio nella fase preliminare.
I giudici bresciani, accogliendo le doglianze sollevate dalle difese, rappresentate rispettivamente dall’avvocato Domenico Aiello per Venditti e dall’avvocato Massimo Dinoia per Mazza, hanno ritenuto che il decreto di sequestro fosse stato emesso con motivazioni insufficienti e in violazione di alcuni principi fondamentali del diritto processuale penale.

L’indagine, che si concentra sulle presunte irregolarità e possibili collegamenti tra esponenti del mondo giudiziario pavese, aveva portato a una serie di perquisizioni e sequestri mirati ad acquisire elementi utili per ricostruire dinamiche investigative e valutare l’eventuale esistenza di condotte illecite.
Il “sistema Pavia”, come è stato definito, si riferisce a una rete di relazioni e comportamenti che avrebbero favorito l’ostacolo all’accertamento della verità processuale, con possibili ripercussioni su diversi procedimenti giudiziari.
La decisione del Tribunale del Riesame non solo libera temporaneamente Venditti e Mazza da accuse che, in questa fase, risultano meno fondate, ma pone anche una questione di principio relativa all’equilibrio tra la necessità di tutelare le indagini preliminari e il diritto dei magistrati alla presunzione di innocenza e alla tutela della loro attività professionale.
Il caso, con le sue implicazioni procedurali e politiche, rischia di gettare luce su delicate questioni di autonomia e responsabilità all’interno del sistema giudiziario, sottolineando l’importanza di un rigoroso rispetto delle garanzie costituzionali anche nei confronti dei soggetti coinvolti in indagini complesse e sensibili.
La vicenda, di fatto, evidenzia come il percorso verso l’accertamento della verità giudiziaria sia costellato di complessità e potenziali contenziosi, richiedendo una costante riflessione sull’applicazione dei principi procedurali e sull’equilibrio dei poteri.

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