mercoledì 10 Settembre 2025
17.9 C
Milano

Ultima Generazione: Assolti, un Monito per l’Ordine Pubblico e la Libertà di Espressione

La recente sentenza del Tribunale di Milano, che ha assolto cinque attivisti di Ultima Generazione, solleva questioni cruciali riguardanti l’esercizio dei poteri di prevenzione, la legittimità degli atti amministrativi e la libertà di espressione in un contesto di crescente preoccupazione per il cambiamento climatico.

L’emissione di fogli di via, strumenti legali volti a limitare la libertà di movimento di individui considerati potenzialmente pericolosi per l’ordine pubblico, è stata giudicata infondata, evidenziando una lacuna procedurale che ne invalida l’applicazione nel caso specifico.
La decisione si concentra sull’assenza di una motivazione adeguata nei fogli di via.

Per poter limitare la libertà personale, un atto amministrativo di questo tipo non può basarsi su presunzioni vaghe o generalizzazioni.
È necessario dimostrare, con elementi concreti e specifici, il nesso tra la condotta passata dell’individuo e il rischio di commissione di reati che possano ledere la sicurezza pubblica.
La mera partecipazione a manifestazioni di disobbedienza civile, pur se disruptive, non costituisce di per sé elemento sufficiente a configurare una pericolosità sociale.

La giudice Faldini ha quindi disapplicato l’atto amministrativo, sottolineando come l’amministrazione debba fornire una giustificazione dettagliata e trasparente per la valutazione della pericolosità.
La sentenza non si limita a una contestazione formale.
Essa apre un dibattito più ampio sulla necessità di bilanciare la tutela dell’ordine pubblico con il diritto di manifestare pacificamente e criticare le politiche governative, soprattutto in materia ambientale.

L’azione di Ultima Generazione, caratterizzata da blocco stradali e altre forme di disobbedienza civile, si pone come tentativo di sensibilizzare l’opinione pubblica e sollecitare interventi urgenti per contrastare il cambiamento climatico.
Tuttavia, le modalità operative scelte, spesso percepite come eccessive e dannose, hanno generato tensioni e inasprito i rapporti con le autorità.

La decisione del Tribunale di Milano, pur risolvendo la questione specifica del caso in esame, non esaurisce le implicazioni giuridiche e sociali che emergono.

La sentenza evidenzia la fragilità di un approccio preventivo basato su generalizzazioni e la necessità di garantire che l’esercizio dei poteri di prevenzione sia ancorato a presupposti concreti e motivati.

Essa invita, inoltre, a una riflessione più approfondita sui limiti della libertà di espressione e sulla necessità di trovare un equilibrio tra la tutela dell’ordine pubblico e il diritto di manifestare pacificamente le proprie opinioni, soprattutto quando queste riguardano questioni di interesse collettivo come la crisi climatica.
La sentenza, di fatto, rappresenta un monito per l’amministrazione, esortandola a un approccio più ponderato e trasparente nell’esercizio dei poteri che limitano le libertà individuali, preservando al contempo il diritto fondamentale alla partecipazione democratica.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -