Il quotidiano ritmò l’esistenza di Giovanni, un testimone silenzioso della vita di Silvana Damato.
Tre o quattro volte al mese, la sua attenzione era catturata dalla figura di un uomo che si recava presso l’abitazione della pensionata, ex tabaccaia residente nella periferia nord di Milano, a Bruzzano.
L’immagine si fissava nella sua mente: un uomo che sfuggiva a una definizione immediata, un uomo avvolto in un maglione grigio consunto, con capelli lunghi e una barba folta che ne celava l’età, presumibilmente inferiore ai sessant’anni.
Non evocava un’impressione di ordine, di pulizia, di rispetto delle convenzioni sociali.
L’osservazione si trasformò in sospetto quando, in una circostanza fortuita, Giovanni assistette a un gesto intimo e inequivocabile: un bacio appassionato scambiato tra l’uomo e Silvana, rivelatore di una relazione latente, di un legame che si consumava alla luce del giorno, sfidando la discrezione.
L’orario delle visite, una prassi regolare tra le 13:30 e le 16:00, contribuì a consolidare il dubbio nella sua coscienza.
La notizia della morte di Silvana, ritrovata senza vita nella vasca da bagno dell’appartamento l’8 agosto, scosse profondamente la sua tranquillità.
La trasmissione televisiva “Morning News”, in diretta su Canale 5, offrì un’inaspettata piattaforma per la sua testimonianza, un grido silenzioso che sperava raggiungesse le autorità.
Le rivelazioni non si limitarono alla sua percezione.
Anche un’addetta del supermercato, frequentato regolarmente da Silvana, aveva notato un cambiamento nel comportamento della donna il mattino del decesso: l’acquisto di piatti pronti in quantità decisamente maggiori rispetto al solito, un dettaglio apparentemente insignificante che, nel quadro complessivo, assumeva una nuova, inquietante rilevanza.
Quando emerse la pista di un giovane tossicodipendente come presunto assassino, Giovanni non si convinse.
L’uomo che aveva osservato, con i suoi orari precisi e la sua presenza costante, gli appariva una figura molto più probabile.
La coincidenza temporale, l’insistenza della visita, alimentavano il suo convincimento.
Un convincimento che pesava, che lo rendeva partecipe di un mistero che si addensava, un mistero che, al momento, lo vedeva relegato al ruolo di testimone non ufficiale, in attesa di essere ascoltato dagli inquirenti.
La sua testimonianza, un tassello cruciale, rimaneva in sospeso, un grido di giustizia strozzato nel silenzio della periferia milanese.