L’indagine in corso sull’urbanistica milanese ha portato alla luce una corposa mole di corrispondenza digitale, una fitta rete di comunicazioni avvenute tra il sindaco Giuseppe Sala e l’architetto Stefano Boeri nel corso di sei anni, dal 2017 al 2023.
Questi scambi, rivelatori di un rapporto professionale intenso e, a tratti, improntato a un’apparente cordialità, delineano l’interazione tra un vertice dell’amministrazione comunale e una figura di spicco del panorama architettonico internazionale, noto per la progettazione del Bosco Verticale.
La documentazione, costituita da numerose conversazioni, suggerisce un interesse ricorrente di Boeri verso specifiche iniziative di sviluppo urbano.
I messaggi rivelano non solo un flusso di informazioni e proposte, ma anche una dinamica di confronto e consultazione, tipica delle relazioni che intercorrono tra progettisti e committenti in contesti decisionali complessi.
Si intravede, in alcuni passaggi, un tentativo di influenzare le scelte urbanistiche da parte dell’architetto, sebbene con un grado di successo variabile.
Tuttavia, un messaggio datato febbraio 2022 rappresenta un punto di svolta nella comunicazione tra i due.
In risposta a una proposta di Boeri, il sindaco Sala esprime un rifiuto esplicito, motivandolo con una precisa considerazione politica.
La frase chiave, “Vi ricevo volentieri ma ti premetto che il progetto (.
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) politicamente non mi sento di portarlo avanti”, rivela una tensione tra l’impulso all’innovazione e l’impegno preso con i cittadini durante la campagna elettorale.
La decisione di Sala si radica in una promessa elettorale: la priorità alla “rigenerazione” del tessuto urbano esistente, un approccio diametralmente opposto alla costruzione di nuove infrastrutture e superstrutture in aree non precedentemente destinate.
L’amministrazione Sala si era presentata come paladina di un’urbanistica sostenibile, volta a valorizzare il patrimonio edilizio esistente e a prevenire la dispersione urbana, un tema centrale nel dibattito milanese.
L’introduzione di nuove “torri”, come suggerito da Boeri, avrebbe rappresentato una rottura con questo impegno programmatico, potenzialmente minando la credibilità del sindaco agli occhi dell’elettorato.
L’episodio solleva interrogativi cruciali sul delicato equilibrio tra visione architettonica, volontà politica e aspettative della cittadinanza.
Dimostra come anche le figure più influenti del panorama architettonico debbano confrontarsi con vincoli politici ed elettorali, e come le decisioni urbanistiche siano spesso il risultato di un complesso gioco di compromessi.
La vicenda, lungi dall’essere una semplice disputa tra un sindaco e un architetto, si configura come una finestra aperta sulle sfide e le contraddizioni dell’urbanistica contemporanea, dove l’innovazione deve necessariamente misurarsi con la responsabilità e la coerenza politica.
La piena luce che l’indagine getta su queste comunicazioni, mira a chiarire i contorni di un sistema decisionale, spesso opaco, che governa la trasformazione del paesaggio urbano.