Nel cuore della Valtellina, a Chiuro, un piccolo comune incastonato a 1800 metri di altitudine, il sindaco Tiziano Maffezzini ha varato un’ordinanza che si configura come un esempio di gestione innovativa del territorio, bilanciando la salvaguardia della biodiversità e le esigenze della comunità.
La misura, che prevede la chiusura notturna delle strade tra Campello e Campiascio fino al 31 ottobre, risponde alla necessità di proteggere un fenomeno naturale di grande suggestione: il bramito del cervo.
Questo rituale, che si svolge durante la stagione degli amori (settembre-ottobre), rappresenta un elemento cruciale per la riproduzione della specie e un’attrazione turistica che, se gestita in modo non sostenibile, rischia di compromettere l’ecosistema alpino.
Il bramito, un potente richiamo emesso dai maschi per attirare le femmine, è particolarmente vulnerabile alle interferenze umane: rumori, luci e la presenza di veicoli possono disturbare il comportamento naturale degli animali, alterando le dinamiche sociali e riproduttive.
L’ordinanza non si limita a una mera restrizione del traffico; essa si inserisce in un più ampio progetto di sensibilizzazione verso un turismo più consapevole e rispettoso dell’ambiente.
Il divieto notturno mira a ridurre l’impatto antropico sull’area del Pian dei Cavalli, un habitat fondamentale per i cervi, ma anche a incentivare un approccio più attento alla natura.
Le associazioni locali, infatti, stanno organizzando escursioni guidate durante le ore notturne, offrendo ai visitatori la possibilità di ascoltare il bramito in un contesto di silenzio e di osservazione responsabile.
La decisione del Comune di Chiuro si fonda su una solida base scientifica.
I cervi, come molte specie alpine, sono particolarmente sensibili al disturbo antropico, soprattutto durante la fase riproduttiva.
L’aumento del rischio di attraversamenti stradali improvvisi, dovuto all’agitazione degli animali durante il bramito, rappresenta una minaccia sia per la fauna selvatica che per la sicurezza degli automobilisti.
L’ordinanza, pertanto, non è solo una misura di protezione ambientale, ma anche un atto di prevenzione volto a ridurre il rischio di incidenti.
Si prevede che l’iniziativa, unitamente a campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte alla popolazione e ai visitatori, contribuirà a creare un modello di sviluppo turistico sostenibile, in grado di conciliare la valorizzazione del patrimonio naturale con la tutela della biodiversità e la sicurezza stradale.
I veicoli autorizzati, come quelli impiegati per attività lavorative nella zona del Pian dei Cavalli, potranno comunque accedere all’area, garantendo la continuità delle attività essenziali.
La speranza è che questa ordinanza diventi un esempio virtuoso per altre comunità montane, dimostrando che la convivenza tra uomo e natura è possibile, a patto di un impegno costante e di scelte responsabili.