La scoperta di un caso di infezione da virus del Nilo Occidentale (WNV) presso gli Spedali Civili di Brescia desta particolare attenzione, non solo per la sua rarità nel territorio, ma anche per le implicazioni che solleva in termini di sorveglianza sanitaria e comprensione delle dinamiche di diffusione di questo patogeno emergente.
Il paziente, un uomo di 75 anni proveniente da fuori provincia, è stato ricoverato con una sintomatologia neurologica acuta, un quadro clinico che suggerisce una forma neuroinvasiva della malattia.
Il virus del Nilo Occidentale, trasmesso principalmente attraverso la puntura di zanzare infette, è endemico in molte regioni del mondo, inclusi Africa, Asia ed Europa.
Sebbene la maggior parte delle infezioni risulti asintomatica o si manifesti con sintomi simil-influenzali lievi, in una percentuale variabile, che può raggiungere l’1%, si sviluppano forme neuroinvasive come la meningite, l’encefalite e, raramente, paralisi flaccida acuta.
La gravità clinica è spesso correlata all’età avanzata e alla presenza di comorbidità preesistenti, come nel caso specifico del paziente bresciano, che presentava ulteriori patologie.
La comparsa di un caso in una regione italiana, seppur isolata, impone una riflessione più ampia sul rischio di insediamento del virus, favorito da fattori quali i cambiamenti climatici, che estendono il bacino di distribuzione delle zanzare vettrici, e i movimenti migratori di uccelli migratori, serbatoi naturali del virus.
La capacità di adattamento e la persistenza del WNV in diverse specie di uccelli e zanzare ne fanno un patogeno di difficile controllo.
La direzione del presidio ospedaliero ha immediatamente attivato protocolli di gestione del caso, sottoponendo il paziente a terapia antivirale e monitoraggio intensivo in neurorianimazione, dove le sue condizioni rimangono critiche.
La tempestività dell’intervento terapeutico è cruciale per mitigare il rischio di complicanze neurologiche permanenti e migliorare la prognosi.
Questo evento sottolinea l’importanza cruciale di un sistema di sorveglianza epidemiologica rafforzato, in grado di monitorare l’attività del virus nelle popolazioni di zanzare e uccelli, e di rilevare precocemente nuovi casi umani.
La sensibilizzazione del personale sanitario e della popolazione, attraverso campagne informative mirate, è altrettanto fondamentale per favorire la diagnosi precoce e l’adozione di misure preventive, come l’utilizzo di repellenti per zanzare e la rimozione di potenziali siti di riproduzione.
La vicenda bresciana rappresenta un monito e un’opportunità per affinare le strategie di prevenzione e controllo di malattie infettive emergenti, garantendo la tutela della salute pubblica.