Nel panorama globale, segnato da disuguaglianze stridenti e conflitti endemici, l’arte si erge come testimone e, talvolta, come baluardo di speranza.
L’esperienza di Abbout Productions, riconosciuta con il prestigioso Raimondo Rezzonico Award al Locarno Film Festival, incarna questa resilienza, illuminando le complessità del mondo arabo e libanese attraverso il linguaggio cinematografico.
Myriam Sassine, lead producer, e Georges Schoucair, CEO, hanno costruito un’istituzione culturale che sfida l’inerzia e promuove voci altrimenti marginalizzate.
Abbout Productions non si limita a produrre film; coltiva un’etica produttiva radicata nella responsabilità sociale e storica.
In un contesto spesso caratterizzato da condizioni di lavoro precarie e risorse limitate, la casa di produzione si è posta come un rifugio per autori che aspirano a narrare storie di profonda rilevanza, storie che risuonano con l’esperienza vissuta delle comunità libanesi e di tutta la regione.
Il loro impegno trascende la mera cronaca, mirando a creare opere d’arte che resistano alla prova del tempo, che si configurino come documenti per le generazioni future, capaci di stimolare la riflessione critica e la comprensione delle dinamiche di potere.
L’edizione di quest’anno a Locarno celebra due film emblematici del loro lavoro: *Costa Brava, Lebanon* di Mounia Akl e *Memory Box* di Joana Hadjithomas e Khalil Joreige.
*Costa Brava, Lebanon* dipinge un quadro vivido della fuga dalla frenesia urbana, incarnando il desiderio di un ritorno alla terra e alla sostenibilità.
La costruzione di una discarica governativa proprio di fronte alla loro oasi di pace si rivela una potente allegoria della corruzione endemica e del degrado ambientale, una metafora del conflitto tra ambizioni personali e responsabilità collettiva.
*Memory Box*, invece, affonda le radici nella memoria individuale e collettiva, esplorando le cicatrici profonde lasciate dalla guerra civile.
Attraverso la scoperta di una scatola di ricordi, la protagonista si confronta con il passato traumatico di sua madre, una giovane donna intrappolata in un contesto di violenza e instabilità.
Entrambi i film, pur nella loro diversità narrativa, si intersecano nel loro focus sul rapporto complesso e spesso conflittuale tra i cittadini e le istituzioni, tra il desiderio di autonomia e la pressione del potere.
Georges Schoucair sottolinea che la motivazione primaria è sempre stata la volontà di preservare e trasmettere le storie del proprio popolo, un’eredità da custodire e condividere.
Questo impulso iniziale si è progressivamente evoluto in una missione più ampia, una responsabilità nei confronti delle generazioni future.
La difficoltà di reperire finanziamenti e le sfide logistiche intrinseche a questo tipo di produzione non hanno mai intaccato la loro determinazione, rafforzata dalla consapevolezza del valore intrinseco del loro lavoro.
La loro impresa testimonia la forza dell’arte come strumento di resistenza culturale e di speranza, un faro che illumina il cammino verso un futuro più giusto e sostenibile.