Nel cuore silenzioso della Valtrebbia, a Rivalta, il piccolo borgo che fu testimone di una vita dedicata all’eleganza e all’arte, riposano ora le ceneri di Giorgio Armani.
La cerimonia, improntata alla discrezione e al rispetto, si è svolta nel cimitero del paese, un luogo intriso di storia e tradizione che rifletteva la profonda connessione dello stilista con le sue radici.
L’addio, intimo e commosso, ha visto la presenza ristretta di figure care: la sorella Rosanna, portatrice di un simbolo di purezza e ricordo, una singola rosa bianca stretta tra le mani; Leo Dell’Orco, compagno di una vita; Andrea Camerana e Silvana, custodi di un patrimonio affettivo e familiare.
La loro presenza, circoscritta e significativa, sottolineava la volontà di preservare la sacralità del momento, lontana da clamori e riflettori.
Un cordone di sicurezza, composto da uomini e donne delle forze dell’ordine – carabinieri, agenti di polizia di Stato e della polizia locale – ha vegliato sul riserbo dell’evento, garantendo la protezione della privacy e la serenità della cerimonia.
Questo gesto, apparentemente formale, rivelava un’attenzione al dettaglio che era tipica dello stesso Armani, un uomo che sapeva coniugare l’eccellenza con la sensibilità.
A impartire la benedizione, monsignor Giuseppe Busani, parroco di Rivalta e amico personale di Armani, colui che già aveva officiato i suoi funerali.
La sua voce, pacata e rassicurante, si è fusa con il silenzio profondo che avvolgeva il luogo, un silenzio interrotto solo dalle note struggenti del *Requiem* di Verdi, riprodotto attraverso un semplice apparecchio stereofonico.
Un’opera grandiosa, capace di esprimere la complessità delle emozioni umane, scelta come colonna sonora dell’ultimo saluto.
La cappella di famiglia, luogo di memoria e di affetti, accoglie ora le ceneri di Giorgio Armani, accanto ai suoi cari scomparsi: i genitori, pilastri della sua esistenza, e il fratello Sergio, compagno di un cammino condiviso.
Un legame indissolubile che trascende il tempo e lo spazio, un intreccio di vite che continua a vivere nel ricordo e nell’eredità di un uomo che ha saputo rendere l’Italia simbolo di stile e raffinatezza nel mondo.
La scelta di Rivalta, luogo di origine e rifugio, testimonia un desiderio di appartenenza, una ricerca di pace e di continuità con le proprie radici, un’ultima, definitiva, collezione di valori.