Il peso del silenzio calò su Piazza San Fedele, un velo di compostezza ad accogliere il feretro di Arnaldo Pomodoro, figura imprescindibile del panorama artistico italiano e internazionale, scomparso a Milano il 22 giugno a pochi giorni dall’aver compiuto novantotto anni. La chiesa di San Fedele, fulcro di una comunità intellettuale e culturale, si riempì di un’umanità raccolta, testimonianza del profondo legame che il maestro aveva saputo costruire nel corso di una vita dedicata all’arte e alla ricerca estetica.Tra i presenti, il gallerista Gio Marconi, custode e promotore di talenti, la giurista Livia Pomodoro, membro della famiglia, il direttore della cultura del Comune, Domenico Piraina, la storica dell’arte Angela Vettese, custode della memoria e del valore dell’arte, Massimo Vitta Zelman, erede di una gloriosa tradizione editoriale, e l’assessore alla Cultura del Comune, Tommaso Sacchi, figura istituzionale sensibile al valore della cultura.”Con la sua arte, Arnaldo Pomodoro ha lasciato un’impronta indelebile, non solo per la città di Milano, ma per l’intero mondo,” affermò Sacchi, in un commosso preambolo alla cerimonia. Le sue opere, spesso monumentali, hanno dialogato con lo spazio urbano, interrogando l’uomo e il suo rapporto con il tempo, con la storia e con la propria identità. La sua ricerca formale, caratterizzata da una profonda riflessione sulla materia e sulla sua manipolazione, ha dato vita a sculture che oscillano tra l’astrazione e la figurazione, capaci di evocare emozioni e di stimolare la riflessione.L’assessore espresse inoltre la disponibilità del Comune a onorare la memoria del maestro, riconoscendo il suo contributo inestimabile al patrimonio culturale milanese. Un riconoscimento che si concretizzerà in iniziative commemorative, pensate in collaborazione con la famiglia, nei luoghi che meglio esaltino l’eredità artistica di Pomodoro, spazi che diventino veri e propri memoriali della sua opera. La semplicità del feretro, spoglio di orpelli, fu in netta contrapposizione alla complessità del pensiero e della creazione artistica che lo aveva contraddistinto. L’elegante sobria presenza delle calle bianche, posate con delicatezza sulla bara e ad adornare anche l’esterno della chiesa, sottolineava un’essenzialità che rifletteva la profonda umiltà dell’artista, un uomo che ha preferito lasciare che fossero le sue opere a parlare, a comunicare la sua visione del mondo, la sua ricerca incessante di bellezza e significato. Arnaldo Pomodoro, un artista che ha saputo trasformare il silenzio della materia in un potente messaggio universale.