La cerimonia di apertura di Bookcity Milano, illuminata dalla consegna del Sigillo della Città a Calum McCann, ha rappresentato molto più di un semplice evento letterario: è stato un momento di riflessione profonda sull’importanza della narrazione come strumento di connessione e di speranza in un’epoca segnata da crescenti divisioni e paure.
Il presidente della fondazione Bookcity, Luca Formenton, ha aperto la serata ricordando il ricco percorso della rassegna, con i suoi quasi quindicimila eventi in quattordici edizioni, ma ha dovuto comunicare l’imprevisto annullamento di un appuntamento dedicato proprio a McCann all’interno del carcere di Opera, a causa di una nuova direttiva del Dap che restringe le autorizzazioni per eventi aperti al pubblico.
Un’occasione persa, seppur significativa, che testimonia la crescente cautela e le complessità nell’accesso a luoghi sensibili.
È stato poi McCann a prendere la parola, offrendo al pubblico un monologo intriso di saggezza e umanità.
La sua affermazione – “So di non sapere” – si è rivelata un potente antidoto alla presunzione di certezza che spesso caratterizza il nostro tempo.
In un mondo frantumato da ideologie e paure, la capacità di ammettere l’ignoranza diventa un atto coraggioso, un invito all’apertura e all’ascolto.
Il racconto, per McCann, non è mera evasione o intrattenimento, ma un percorso di esplorazione del caos, un viaggio pericoloso che può portare alla perdita di identità e affetti, ma che allo stesso tempo possiede la capacità di generare miracoli attraverso l’empatia.
Riflettendo sul ruolo dell’educazione, McCann ha sottolineato l’importanza di sostenere e valorizzare gli insegnanti, riconoscendone il ruolo cruciale nella formazione delle nuove generazioni.
Il suo incontro con Papa Francesco, descritto come un esempio di ascolto attivo, ha evidenziato come questa capacità, se condivisa, possa innescare una vera e propria rivoluzione culturale, richiedendo figure preparate e disposte ad assumersi dei rischi.
Un aneddoto particolarmente toccante è stato il racconto del viaggio in Irlanda con i due padri protagonisti di “Apeirogon”, un’amicizia tra un israeliano e un palestinese che, a seguito degli eventi del 7 ottobre, si è rinnovata con ancora maggiore forza.
Il loro messaggio, pragmatico e urgente, è stato che l’amore non è una condizione necessaria, ma la comprensione reciproca lo è, perché la sua assenza condanna l’umanità.
Questa affermazione, semplice ma profonda, ha generato un’ovazione calorosa, testimoniando la risonanza delle sue parole tra personalità di spicco come Michele Serra, Piergaetano Marchetti e Antonio Scurati.
La serata, dunque, non solo ha onorato un grande scrittore, ma ha anche offerto una prospettiva inaspettatamente lucida e incoraggiante per il futuro, un futuro che, secondo McCann, dovrà essere dedicato alla riparazione e alla ricerca di “piccoli momenti di grazia” capaci di curare le ferite di un mondo in continua trasformazione.








