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Elefante di cartapesta: un monito artistico per il futuro.

L’ombra del recente atto vandalico che ha colpito la maestosa balenottera azzurra, simbolo di un ecosistema sempre più vulnerabile, si dissolve ora nel contrasto delicato e potente di una nuova presenza: “L’Elefante della Namibia”, prima opera di una più ampia riflessione artistica intitolata “La fragilità del futuro”, ideata dall’artista Jacopo Allegrucci.

Questa scultura monumentale, realizzata con una tecnica apparentemente semplice come la cartapesta, si erge ora come sentinella all’ingresso di Triennale Milano, offrendo un’occasione di profonda riflessione.
Come la sua predecessora, l’elefante rappresenta un’altra specie in pericolo, un monito tangibile della crisi ambientale che affligge il nostro pianeta.
La scelta di un animale così iconico, legato a territori africani vasti e ricchi di biodiversità, non è casuale.
L’elefante, custode della memoria ancestrale e elemento cruciale per l’equilibrio ecologico del suo habitat, incarna la vulnerabilità di un futuro che dipende dalla nostra capacità di agire con consapevolezza e responsabilità.
Il presidente di Triennale Milano, Stefano Boeri, sottolinea come l’opera di Allegrucci si configuri come un invito all’azione, un ponte ideale per avvicinare il pubblico alla complessa e urgente tematica delle disuguaglianze, al centro dell’Esposizione Internazionale attualmente in corso.

La fragilità intrinseca della cartapesta, materiale apparentemente effimero e facilmente distruttibile, amplifica il messaggio: il futuro è sospeso, precario, e la sua salvaguardia richiede un impegno collettivo.
La presenza dell’elefante segna l’inizio di un percorso artistico che vedrà l’alternarsi di altre figure animali, espressioni simboliche di mondi naturali sempre più minacciati.

A seguire, la leggiadra giraffa di Rothschild, dal 3 settembre al 5 ottobre, e successivamente l’imponente ippopotamo, dal 6 ottobre al 9 novembre, arricchiranno il panorama visivo di Triennale Milano, ciascuna portando con sé un racconto di biodiversità perduta e di ecosistemi sull’orlo del collasso.

Questa sequenza di opere non è solo un ciclo di esposizioni, ma un vero e proprio percorso di sensibilizzazione, un inno alla necessità di proteggere il nostro pianeta prima che sia troppo tardi.
La speranza è che la bellezza effimera e la fragilità palpabile di queste sculture possano stimolare una profonda riflessione e ispirare un cambiamento duraturo.

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