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Ettore Sottsass: il mondo è un palcoscenico. La mostra alla Triennale.

La mostra “Mise en Scène” alla Triennale di Milano non è semplicemente un archivio fotografico, ma un’immersione nella filosofia di vita di Ettore Sottsass, un architetto che ha visto il mondo come un palcoscenico in perpetua metamorfosi.

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Ispirato dalla Commedia dell’Arte, Sottsass concepiva l’esistenza come una rappresentazione improvvisata, un canovaccio fluidamente adattabile alle circostanze.

La mostra, curata attraverso l’ampio corpus di fotografie scattate tra il 1976 e il 1977, il periodo cruciale del rapporto con Barbara Radice fino alla sua scomparsa, svela il nucleo privato di questa visione, sbiadendo i confini tra sfera personale e professionale.
Più di mille duecento immagini, in bianco e nero e a colori, offrono una cronaca visiva di un’esistenza nomade.

Non si tratta di un viaggio documentaristico fine a se stesso, ma di un’esplorazione continua, un dialogo costante con luoghi e culture diverse.
Da Milano a Filicudi, dagli Stati Uniti alla Polinesia Francese, dall’India all’Iran e alla Siria, le fotografie catturano non solo paesaggi, ma anche stati d’animo, momenti di riflessione, la gioia del lavoro creativo e l’intensità di un amore che permea ogni aspetto dell’esistenza.
Come sottolinea Stefano Boeri, presidente della Triennale, l’incontro con Barbara Radice ha segnato un punto di svolta, dando inizio a una “storia” declinata in sequenze di immagini, un vero e proprio diario visivo.

Questa narrazione intima, privata per decenni custodita in archivi milanesi, riemerge ora per rivelare un amore che si manifestava non solo nei gesti e nelle parole, ma anche nel modo di vivere, nel modo di percepire il mondo.
Queste fotografie sono un almanacco, un compendio di una vita straordinaria, dove l’ordinario si trasforma in straordinario, dove la quotidianità è elevata a forma d’arte.

Forse, in quell’intensità, i protagonisti stessi si sorpresevano, spinti a condividere con il mondo la bellezza e la profondità del loro legame, trasformando l’amore in un atto creativo e partecipativo.

La mostra, quindi, non è solo un omaggio a Ettore Sottsass e Barbara Radice, ma un invito a riflettere sulla natura effimera della vita, sulla potenza dell’amore e sulla capacità dell’arte di trascendere i confini del tempo e dello spazio.

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