Han Kang e il Silenzio Bianco: Un Viaggio nell’Assenza e nella MemoriaIl recente arrivo di “Il Libro Bianco” (tradotto da Lia Iovenitti, Adelphi, Collana Fabula) segna un momento significativo nell’approdo occidentale dell’opera di Han Kang, autrice sudcoreana insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 2024.
L’evento di presentazione a Milano, al Teatro Dal Verme, con la partecipazione di Daria Deflorian, studiosa della sua produzione, e Marco Del Corona del Corriere della Sera, offre uno sguardo privilegiato sulla genesi e il significato di questo libro singolare.
“Il Libro Bianco” non è semplicemente un romanzo, ma una meditazione profonda sul tema del lutto, della perdita e della memoria, intessuta attorno alla figura della sorella maggiore dell’autrice, deceduta prematuramente.
L’idea di questa narrazione affonda le sue radici in una primavera coreana, nel profumo delle magnolie che annunciano la rinascita, ma si concretizza durante un periodo di esilio, in una città avvolta dalla neve, dove il bianco assume una dimensione simbolica potentissima.
L’autrice non si propone di ricostruire una biografia, ma di offrire alla sorella perduta un’esistenza alternativa, un universo fatto di elementi puri e immacolati: le fasce che avrebbero dovuto cingerla, il camicione preparato dalla madre, l’immagine delicata di un dolce di riso.
Il bianco, in questa visione, diventa un catalogo di esperienze negate, un dono di ciò che non ha potuto vivere.
È un elenco poetico che include zollette di zucchero, chicchi di sale, il volto argenteo della luna, la schiuma delle onde, il vapore gelato che si condensa nell’aria, la fragilità effimera della neve e la fredda immensità delle stelle.
Ogni elemento bianco è una finestra su un’esperienza sensoriale, un tentativo di materializzare l’amore e il rimpianto.
“Il Libro Bianco” si presenta come un’esplorazione del linguaggio e della sua capacità di trascendere il dolore, di offrire una forma di redenzione attraverso la parola.
Han Kang, come sottolineato dalle motivazioni del Nobel, possiede una rara sensibilità per la connessione intima tra il corpo e l’anima, tra la vita e la morte, e la sua scrittura, caratterizzata da un’innovazione stilistica audace, la consacra come una delle voci più originali e influenti della letteratura contemporanea.
L’opera si configura come un atto di resistenza contro l’oblio, una riaffermazione del valore intrinseco di ogni esistenza, anche quella più breve, un inno alla memoria e alla bellezza silenziosa del bianco.







