L’installazione “Il Labirinto”, ideata dalla Rete Antiviolenza del Comune di Milano, si configura come un potente strumento di sensibilizzazione volto a svelare le complessità e la pervasività della violenza maschile contro le donne.
Inaugurata il 25 novembre, data simbolica dedicata all’eliminazione della violenza di genere, l’opera non è semplicemente un’esposizione artistica, ma un percorso esperienziale immersivo che invita il visitatore a confrontarsi con la natura insidiosa e graduale di tale fenomeno.
Il labirinto, realizzato all’interno del cortile di Palazzo Reale, si manifesta come una struttura fisica che rispecchia la difficoltà di orientarsi all’interno di dinamiche abusive.
Le pareti, alte e imponenti, sono rivestite da immagini e testi che illustrano una spirale di comportamenti, da microaggressioni a manipolazioni psicologiche, fino a manifestazioni di violenza fisica ed economica.
Non si tratta di episodi isolati, ma di un processo insidioso, alimentato da sottili allusioni, controllo, isolamento sociale e svalutazione dell’autostima della vittima.
L’obiettivo è decostruire l’immagine distorta della relazione “normale”, evidenziando come la violenza si manifesti spesso in forme inizialmente celate, rendendo difficile per la donna stessa riconoscerne la gravità.
La Rete Antiviolenza del Comune di Milano, un sistema integrato che coinvolge otto Centri Antiviolenza, nove Case Rifugio e uno sportello di ascolto, rappresenta una risorsa fondamentale per le donne che cercano aiuto e protezione.
Il numero di donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza nei primi dieci mesi del 2025 (2.368) testimonia la crescente consapevolezza del problema e l’importanza di offrire un supporto accessibile e specializzato.
Questi servizi garantiscono non solo un ambiente sicuro e confidenziale, ma anche un percorso di empowerment che mira a restituire alla donna la libertà, l’autonomia e la dignità che le sono state negate.
Gli assessori Bertolé e Sacchi sottolineano con chiarezza come la violenza di genere, nella sua forma più subdola, si annidi spesso in atteggiamenti apparentemente innocui o accettabili, rendendo cruciale la capacità di identificarne i segnali premonitori.
La conoscenza di queste dinamiche non è solo una questione di informazione, ma uno strumento di autodifesa e prevenzione.
L’esperienza de “Il Labirinto” si conclude con l’opportunità di incontrare direttamente le operatrici della Rete Antiviolenza, figure di riferimento per le donne che necessitano di supporto e orientamento.
Questo contatto diretto mira a rompere il silenzio, a dissipare la paura e a fornire informazioni concrete sui servizi disponibili, sottolineando che chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma un atto di coraggio e un passo fondamentale verso la liberazione.
L’installazione non è quindi un semplice momento di riflessione, ma un punto di accesso a un percorso di cambiamento e di ricostruzione personale.









