La Milanesiana, quest’anno, si confronta con un’assenza significativa, quella di Kamel Daoud, figura di spicco del panorama letterario algerino e recente vincitore del prestigioso Premio Goncourt per il romanzo *Urì*. L’evento, programmato per il 16 giugno, doveva celebrare l’uscita del libro per La Nave di Teseo, ma una grave situazione giuridica costringe l’autore a rinunciare alla presenza fisica, optando per una connessione video.La vicenda è profondamente radicata in un contesto politico e sociale complesso. *Urì* è un’opera coraggiosa che scava nel cuore della guerra civile algerina, restituendo dignità e voce a coloro che sono stati silenziati, dimenticati e, troppo spesso, cancellati dalla storia ufficiale. Il romanzo, per la sua capacità di affrontare temi delicati e scomodi, è stato oggetto di controversie e censura in Algeria, tanto da aver portato alla recente emissione di un mandato di arresto internazionale nei confronti di Daoud, emesso da un tribunale algerino e prontamente diffuso dall’Interpol.Nato nel 1970 a Mostaganem, Daoud ha saputo coniugare una solida formazione matematica con una profonda passione per la letteratura francese, studiando quest’ultima dopo la laurea. La sua carriera letteraria è costellata di successi: *Il caso Meursault* (2015), tradotto in oltre trenta lingue, lo ha consacrato a livello internazionale. La sua opera, pubblicata da La Nave di Teseo, si arricchisce di titoli come *Le mie indipendenze* (2017), *Zabor* (2019), insignito di prestigiosi riconoscimenti internazionali come il Prix Méditerranée e il Prix Transfuge, e *Il pittore che divora le donne*, premiato dalla Revue des Deux Mondes. La sua attività giornalistica, altrettanto impegnata, gli è valsa il premio Maria Grazia Cutuli.Elisabetta Sgarbi, ideatrice e direttrice della Milanesiana, esprime rammarico per l’impossibilità di Daoud di partecipare all’evento. La sua assenza, purtroppo, riflette una situazione di vulnerabilità e mette in discussione la libertà di espressione. La sua frase – “la parola può ciò che al corpo è impedito, a volte” – sottolinea la potenza del linguaggio come strumento di resistenza e testimonianza, capace di superare i confini fisici. Sgarbi, inoltre, lancia un appello alla creazione di un’opinione pubblica trasversale e condivisa, capace di difendere i principi fondamentali che garantiscono la libertà di pensiero e di parola, valori imprescindibili per una società democratica. La vicenda di Kamel Daoud non deve essere strumentalizzata per creare divisioni politiche, ma piuttosto sollecitare una riflessione profonda sulla tutela dei diritti umani e sulla responsabilità di proteggere coloro che osano denunciare le ingiustizie. L’impossibilità di accogliere fisicamente un autore di tale rilievo rappresenta una sconfitta per la cultura e un campanello d’allarme per la libertà.
Kamel Daoud alla Milanesiana: un’assenza forzata, un appello alla libertà.
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