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Lucina Brembati a Capodimonte: un ritratto tra arte e costume.

A Capodimonte, un dialogo tra epoche e sguardi: Lucina Brembati, ambasciatrice di un Cinquecento che vive.
L’Accademia Carrara di Bergamo ha concesso in prestito un tesoro, il celebre ritratto di Lucina Brembati, dipinto da Lorenzo Lotto, che ora arricchisce il patrimonio del Museo e Real Bosco di Capodimonte.
L’opera, un fulgido esempio di ritrattistica cinquecentesca, si integra armoniosamente con la collezione Farnese, offrendo al visitatore un’immersione nella cultura e nell’estetica di un’epoca dominata da un’opulenza ben calibrata e densa di significati simbolici.

L’arrivo di Lucina Brembati non è un evento isolato, ma l’apice di un progetto culturale ambizioso: “Capodimonte è di moda – Percorsi nella storia del costume”, un ciclo di incontri che, fino a dicembre, vedrà protagoniste le più autorevoli esperte internazionali nel campo della storia della gioielleria, della pellicceria, dei tessuti e dell’abbigliamento femminile del Cinquecento.

Questa iniziativa, come sottolinea il direttore Eike Schmidt, è nata dall’intento di creare un ponte tra la storia dell’arte e la storia sociale, offrendo al pubblico un’occasione unica per esplorare l’evoluzione del gusto e delle mode attraverso le opere più significative del periodo.

Accanto al ritratto di Lucina Brembati, un percorso tematico conduce lo sguardo su capolavori come i ritratti di Antea e Galeazzo Sanvitale, opera di Parmigianino, e quello di Bernardo de’ Rossi, una delle prime realizzazioni di Lotto, un artista in continuo movimento e profondamente sensibile alla psicologia dei suoi soggetti, tanto da essere definito da Bernard Berenson come “il primo ritrattista moderno”.

Il ritratto di Lucina Brembati incarna perfettamente la maestria di Lotto: lo sguardo fiero, l’abbigliamento sontuoso e i gioielli ricercati, carichi di simbolismi, delineano un’identità nobiliare inequivocabile.
La soluzione di un enigma, celato nella rappresentazione lunare e rafforzato dallo stemma araldico inciso nella gemma dell’anello, ha permesso di restituire alla protagonista il suo nome, svelando così un tassello fondamentale della sua storia.

L’abbigliamento, con le sue maniche rigonfie, la collana di perle, il pendente d’oro e la capigliatura elaborata, non è solo un elemento decorativo, ma un manifesto del rango sociale e della posizione di mecenate della donna ritratta.
Il ciclo di conferenze inaugurato da Silvia Malaguzzi con “Una dama e il suo pittore.
Il mistero dei gioielli”, proseguirà con interventi di Patrizia Lurati e Roberta Orsi Landini, che esploreranno rispettivamente il mondo delle pellicce e il significato profondo dell’abito femminile del Cinquecento, svelando come esso definisse il corpo, lo celasse e lo reinterpretasse.
L’iniziativa “Capodimonte è di moda” si configura quindi come un invito a riscoprire il museo, non solo come scrigno di opere d’arte, ma come luogo di incontro e di dialogo tra il passato e il presente, un percorso affascinante alla scoperta della storia del costume e della sua influenza sulla cultura e sulla società.

Un’occasione irripetibile per approfondire la bellezza e la complessità di un’epoca che continua a ispirare e a incantare.

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