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Presepe a Milano: un grido di dolore per i bambini di Gaza.

Il Presepe 2025 della Casa della Carità di Milano si erge quest’anno come un’eco commovente di dolore e una chiamata urgente alla responsabilità, un’opera che trascende la tradizionale rappresentazione natalizia per divenire un potente atto di testimonianza.

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L’ispirazione profonda affonda le sue radici nel racconto evangelico di Matteo (2,16-18), l’episodio straziante della strage degli innocenti, una cicatrice nella storia che risuona con tragica attualità nel conflitto israelo-palestinese.
Le immagini crude e indimenticabili provenienti da Gaza, dove la guerra ha devastato infrastrutture e spezzato l’innocenza, hanno permeato l’anima dei creatori del presepe.
Non si tratta solo di bambini orfani, erranti in un paesaggio di macerie alla ricerca di un rifugio, né solo di corpi martoriati dalla violenza e denutriti dalla fame.
È la perdita di un futuro, la negazione di un’infanzia che dovrebbe essere sinonimo di gioco, di scoperta, di speranza, che ha generato questa scelta artistica.

Il presepe diventa così un monito: i tempi di Erode, la sua spietata sete di potere e la sua crudeltà, non sono un capitolo chiuso del passato, ma si manifestano in forme nuove e dolorose nel presente.
I “re Erode” contemporanei, non solo a Gaza, perpetrano violenza e oppressione, condannando intere generazioni all’emarginazione e alla sofferenza.
Il cuore pulsante dell’installazione è una figura centrale, una rappresentazione umana che sorregge il Bambino Gesù.
Ma ciò che la rende profondamente significativa è l’assenza del volto, sostituito da uno specchio.
Questo elemento, apparentemente semplice, è un invito potente alla riflessione.
Ogni visitatore, avvicinandosi, è chiamato a confrontarsi con la propria immagine riflessa, a riconoscersi nei volti dei bambini di Gaza, a interrogarsi sul proprio ruolo di spettatore o, ancora meglio, di custode di questa infanzia ferita.

Lo specchio non è solo una superficie riflettente, ma un portale verso la coscienza, un catalizzatore di empatia e un appello all’azione.
La scelta di posizionare il presepe all’interno della Casa della Carità, in via Francesco Brambilla 10, e renderlo accessibile al pubblico dalle 9 alle 20 fino al 6 gennaio, amplifica il suo significato.
Non è un’opera d’arte da ammirare distaccatamente, ma un luogo di incontro, di dialogo e di impegno.

È un invito a superare l’indifferenza, a tradurre la compassione in azioni concrete, a costruire un mondo più giusto e più umano, dove ogni bambino possa fiorire in sicurezza e dignità.

Il presepe non è una celebrazione passiva, ma una chiamata attiva alla speranza, un atto di resistenza contro l’abisso della disumanità.
È un messaggio di pace che nasce dal dolore e si proietta verso il futuro, illuminato dalla luce del Natale e dalla forza dell’amore.

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