martedì 23 Settembre 2025
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Milano

Scala, il sindacato in piazza per la dipendente licenziata

Il sindacato Cub ha indetto un presidio di protesta in solidarietà alla dipendente del Teatro alla Scala licenziata per aver espresso un messaggio politico durante un evento pubblico.
La manifestazione, prevista per domani alle ore 9:00, si terrà dinanzi al Tribunale del Lavoro di Milano, in concomitanza con la prima udienza relativa al caso, nella sezione dedicata.
L’azione del nuovo sovrintendente, Philippe Ortombina, definita dal sindacato come un “atto di sconsideratezza”, ha suscitato un’ondata di sconcerto e disapprovazione all’interno del panorama culturale e sindacale milanese.

Il licenziamento, avvenuto in seguito all’espressione della frase “Palestina libera!” immediatamente antecedente all’ingresso in sala della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, solleva interrogativi profondi sui limiti dell’esercizio del diritto di espressione sul luogo di lavoro e sulla libertà di manifestazione artistica.

La Cub Informazione e Spettacolo denuncia un provvedimento non solo eccessivo e potenzialmente illegittimo, ma anche un chiaro esempio di intervento politico che mira a soffocare il dissenso e a limitare la libertà di pensiero.
Il sindacato ribadisce con forza la convinzione che l’espressione di un’opinione, seppur in un contesto istituzionale e durante un evento formale, non costituisce un motivo valido per la risoluzione del rapporto di lavoro.
Il presidio, organizzato in corso di Porta Vittoria, mira a offrire sostegno concreto alla lavoratrice e a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di difendere i diritti fondamentali dei lavoratori, in particolare il diritto di manifestare le proprie convinzioni politiche e sociali, anche quando queste non coincidono con le posizioni del potere.

La Cub rivolge un appello diretto al presidente del consiglio di amministrazione della Scala, Giuseppe Sala, affinché intervenga per ristabilire una cultura aziendale improntata al rispetto dei diritti dei lavoratori e alla promozione del dialogo costruttivo.

Il sindacato chiede formalmente la reintegrazione della dipendente e il risarcimento dei danni subiti, sottolineando che il diritto di esprimere un’opinione, per quanto controversa, non può essere equiparato a una condotta illecita che giustifichi una misura così drastica come il licenziamento.
L’evento solleva, in ultima analisi, questioni cruciali riguardanti il ruolo delle istituzioni culturali, la libertà di espressione artistica e la responsabilità sociale del datore di lavoro.

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