Il ritorno degli Smashing Pumpkins a Milano, quattordici anni dopo la loro ultima esibizione, non ha disatteso le aspettative, regalando al pubblico del Parco della Musica un concerto di rara intensità, un vero e proprio rito musicale che ha saputo coniugare il peso della nostalgia con la freschezza di nuove creazioni.
Il The Aghori Tour, tappa italiana di una tournée che sta riscuotendo consensi internazionali, ha rappresentato un’immersione profonda nel catalogo della band di Chicago, un viaggio sonoro che spazia tra i classici degli anni Novanta e i brani più recenti tratti dall’album ‘Aghori Mhori Mei’ (2024).
La formazione attuale, pur mantenendo le figure cardine di Billy Corgan (voce e chitarra), James Iha (chitarra) e Jimmy Chamberlin (batteria), si arricchisce della potente presenza di Kiki Wong alla chitarra, una forza creativa che ha saputo amplificare la già stratificata sonorità della band, e dell’iconica figura di Corgan, sempre più consapevole del suo ruolo di guida spirituale del rock alternativo.
L’immagine del frontman, avvolto in un abito para ecclesiastico, con bottoni rossi che richiamano un’inquietante sacralità, ha enfatizzato la natura quasi liturgica del concerto, un’esperienza che trascende la semplice esibizione musicale.
Il fulcro della serata è stato inevitabilmente il tridimensionale concept album “Mellon Collie and the Infinite Sadness”, quest’anno celebrato per il suo trentennale.
Brani come “Bullet With Butterfly Wings”, cantati a squarciagola da un pubblico generazionale, e la visionaria “1979” si sono imposti come veri e propri inni di un’epoca, testimonianza della potenza di un’opera che ha segnato un’intera decade.
Tuttavia, il concerto non si è limitato ai grandi successi: Corgan e la sua band hanno offerto anche interpretazioni meno note, estrapolate da altri album capolavoro come “Siamese Dream”, regalando un’esperienza più completa e appagante per i fan più affezionati.
L’inattesa apertura con “Glass Theme”, un brano di nicchia, e la sorprendente cover di “Take My Breath Away” dei Berlin, colonna sonora del primo “Top Gun”, hanno contribuito a creare un’atmosfera di costante sorpresa e dinamismo, rompendo la prevedibilità e stimolando l’attenzione del pubblico.
Tra una canzone e l’altra, Corgan, con il suo inconfondibile carisma, ha interagito con la folla, con un misto di ironia e sincerità, lanciando provocatorie domande e svelando dettagli sulla sua attività parallela, che spazia dalla gestione di una tea room all’impegno nel mondo del wrestling.
La scaletta, che ha visto alternarsi circa venti brani in due ore di spettacolo, ha saputo dosare sapientemente i momenti di intensità emotiva e quelli di pura energia rock.
L’inclusione di pezzi tratti dall’ultimo album, come “Edin”, “Pentagrams”, “Sighommi” e “999”, ha dimostrato come gli Smashing Pumpkins siano capaci di evolversi senza tradire le proprie radici, tornando a sonorità originarie che risuonano profondamente con l’animo dei fan.
Il tributo a Ozzy Osbourne, con un riff ispirato a “N.
I.
B.
” dei Black Sabbath e un sentito “God bless Ozzy”, ha concluso la serata in un gesto di omaggio e riconoscimento verso un gigante del rock, chiudendo un cerchio tra passato e presente e consacrando gli Smashing Pumpkins come veri eredi di quella tradizione che ha fatto grande la musica.