venerdì, 23 Maggio 2025
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Ceto Medio: Tra Ideali, Frustrazione e un Futuro Incerte

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Il percepito collettivo italiano dipinge un quadro interessante: la stragrande maggioranza, ben due terzi della popolazione, si identifica con il ceto medio. Un valore condiviso, apparentemente saldo, è l’importanza attribuita alla formazione, alla conoscenza e alle competenze, che per oltre il 90% degli intervistati costituiscono i pilastri fondamentali per una vita appagante. Questo ideale, però, si scontra violentemente con una realtà economica ben più cruda e disillusiva.Il rapporto congiunto Cida-Censis rivela una frattura profonda: l’82% di coloro che si definiscono ceto medio lamenta un’erosione del legame tra impegno, merito e ricompensa. L’accumulo di capitale culturale, il risultato di anni di studio e di sforzo, non si traduce più in una progressione economica equa, in un riconoscimento salariale proporzionato al valore apportato. Questa sensazione di ingiustizia, alimentata dalla percezione di un sistema che premia più l’appartenenza o l’opportunismo che la competenza, mina la fiducia nel futuro e genera frustrazione.Il quadro delineato è quello di un ceto medio in sospensione, un segmento della popolazione cruciale per la stabilità economica e sociale del Paese, che si trova a galleggiare senza una direzione precisa, privo di prospettive di crescita concrete. Questo stato di incertezza non è un problema marginale: le sue ripercussioni si fanno sentire sull’intera economia nazionale. I dati emergono inequivocabilmente: il 45% di questo ceto medio, sempre più precario, ha già intrapreso azioni di contenimento dei consumi, segnando una contrazione della domanda interna e frenando la ripresa.La situazione attuale non è semplicemente una questione di crisi economica transitoria. Rappresenta una profonda crisi di fiducia, un disallineamento tra aspettative e realtà che, se non affrontato con misure strutturali e politiche mirate, rischia di compromettere la coesione sociale e di erodere il potenziale di crescita del Paese. Il rapporto ‘Rilanciare l’Italia dal ceto medio’ si presenta quindi non come un semplice documento statistico, ma come un campanello d’allarme, un invito urgente a ripensare il modello di sviluppo e a restituire al ceto medio il ruolo centrale che merita nell’economia e nel progresso italiano. È necessario un nuovo patto sociale, basato sulla meritocrazia, sulla valorizzazione delle competenze e sulla garanzia di opportunità eque per tutti, al fine di riconnettere il lavoro, il talento e la prosperità.

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