Chimica italiana: 65 miliardi e un impegno green da 708 milioni

L’industria chimica italiana si configura come pilastro imprescindibile del progresso nazionale, un motore di innovazione cruciale per la realizzazione di una transizione ecologica strutturale e duratura.
Il recente rapporto annuale “Responsible Care”, diffuso da Federchimica, evidenzia la centralità di questo settore nell’economia del Paese, non solo in termini di valore prodotto, ma soprattutto per il suo impatto sociale, ambientale e per il contributo al benessere collettivo.

Nel 2024, il fatturato generato dall’industria chimica ha raggiunto quota 65 miliardi di euro, un dato significativo che riflette la vitalità e la competitività del comparto.
Tuttavia, la vera dimensione del suo impatto va ben oltre la semplice creazione di ricchezza.
Un’analisi dettagliata rivela che il 90,3% di questo valore (58,7 miliardi di euro) viene reinvestito nell’economia reale, distribuito attraverso una rete complessa di relazioni commerciali e contrattuali.
Questo include l’acquisto di beni e servizi da altre imprese, la remunerazione del capitale umano attraverso stipendi e benefit, e il versamento di imposte e tasse che sostengono il finanziamento dei servizi pubblici essenziali.
Il contributo fiscale è particolarmente rilevante: 1,2 miliardi di euro destinati al bilancio pubblico, a cui si aggiungono quasi 2,5 miliardi di euro in imposte e oneri sociali legati alla gestione del personale.
Tale impegno finanziario testimonia un ruolo attivo del settore nel sostenere la crescita economica e la fornitura di servizi alla cittadinanza.

L’impegno verso la sostenibilità non si limita a obblighi di legge, ma si traduce in investimenti concreti e significativi.
Le imprese aderenti a “Responsible Care” destinano annualmente oltre il 2% del valore economico generato (circa 708 milioni di euro) a iniziative volte a migliorare le performance ambientali e sociali.
Di questa cifra, 301 milioni sono direttamente destinati a investimenti in tecnologie pulite, processi produttivi a basso impatto ambientale e programmi di responsabilità sociale.

Questo impegno finanziario dimostra una volontà proattiva nel ridurre l’impronta ecologica del settore e nel promuovere un modello di sviluppo più equo e inclusivo.

L’attenzione alla sicurezza e alla salute dei lavoratori rappresenta un altro elemento distintivo dell’industria chimica italiana.

Francesco Buzzella, presidente di Federchimica, sottolinea come questi aspetti siano integralmente connessi al concetto di benessere e di valore aggiunto per il settore.
Questo risultato positivo è il frutto di una cultura aziendale orientata alla prevenzione e alla protezione, rafforzata da un modello di dialogo sociale partecipativo, sancito dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL).

Il CCNL prevede infatti il coinvolgimento attivo dei lavoratori e dei loro rappresentanti nelle decisioni relative a sicurezza, salute e ambiente, promuovendo un approccio collaborativo e trasparente.
La partecipazione diretta dei lavoratori contribuisce a creare un ambiente di lavoro più sicuro e stimolante, favorendo l’innovazione e l’efficienza.
In conclusione, l’industria chimica italiana, attraverso l’adesione a “Responsible Care” e l’implementazione di pratiche sostenibili, non solo contribuisce significativamente all’economia nazionale, ma si impegna attivamente a costruire un futuro più prospero, equo e rispettoso dell’ambiente, consolidando il suo ruolo di motore trainante della transizione ecologica del Paese.

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