La chiusura dell’Hotel Milano Scala, situato in via dell’Orso, ha lasciato senza lavoro trenta dipendenti, innescando una spirale di preoccupazioni e contestazioni da parte della Fisascat-Cisl di Milano. La decisione, attuata attraverso una serrata unilaterale, ha escluso ogni forma di consultazione preventiva con le rappresentanze sindacali, sollevando interrogativi sulla correttezza delle procedure e sulla tutela dei diritti dei lavoratori.L’Hotel Milano Scala, un’istituzione nel panorama alberghiero milanese, ha recentemente cambiato proprietà, passando dalle mani di Capoberta a una società immobiliare. Nonostante il cambio di proprietà, l’attività ha continuato a operare fino alla settimana scorsa, celando una situazione di transizione delicata che ora si è concretizzata in una brusca interruzione. La Fisascat Cisl milanese aveva preallertato le autorità competenti – Prefettura, Comune di Milano e Regione Lombardia – sollecitando l’attivazione di un confronto strutturato per gestire la delicata fase di passaggio, un tentativo di dialogo rimasto finora inesaudito.Secondo Alessandro Ingrosso, esponente della Fisascat Cisl, l’azienda sembra intenzionata a ricorrere al Fondo di Integrazione Salariale (FIS) come soluzione temporanea per sospendere i contratti di lavoro. Si tratta di una strategia che, a detta del sindacato, si discosta in modo significativo dalle esigenze di tutela dei lavoratori, soprattutto considerando la definitiva cessazione dell’attività alberghiera. L’utilizzo del FIS, concepito per sospensioni temporanee, appare incongruo in un contesto di licenziamenti strutturali, minando la possibilità di attivare misure di accompagnamento al posto di lavoro più adeguate e personalizzate.La Fisascat Cisl lancia un appello urgente alle istituzioni, richiedendo un’indagine approfondita sulla legittimità delle azioni aziendali, la convocazione immediata di un tavolo istituzionale che coinvolga tutte le parti interessate (azienda, sindacato, amministrazioni pubbliche) e l’adozione di misure concrete per proteggere l’occupazione e il reddito dei lavoratori coinvolti. L’obiettivo è quello di evitare che una chiusura definitiva, come quella verificatasi, diventi un’occasione per scaricare sui dipendenti i costi di una decisione strategica, bypassando gli obblighi di legge e i percorsi di confronto sociale.La vicenda solleva interrogativi più ampi sulla fragilità del tessuto economico milanese e sulla necessità di rafforzare i meccanismi di tutela del lavoro, soprattutto in settori come quello dell’ospitalità, spesso caratterizzato da rapporti precari e da una forte dipendenza dal turismo. La chiusura dell’Hotel Milano Scala non può rappresentare un precedente, ma deve stimolare un dibattito più ampio sulla responsabilità sociale delle imprese e sull’importanza di salvaguardare il capitale umano, patrimonio fondamentale per la crescita e lo sviluppo di una città come Milano.